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(Prima parte)


I sospetti e i riscontri inediti di un giallo mondiale.
Ripartono le indagini. Sembra essere questa la morale di quanto emerge grazie alle inchieste rimaste segrete per tanti, troppi anni.
Si scoprono fatti e situazioni fino a oggi sconosciute al grande pubblico ma che aprono nuovi spiragli nelle delicate indagini sulla scomparsa di tre grandi personaggi della storia del novecento: i fratelli Kennedy e Marilyn Monroe.

Jaqueline Kennedy.
La verità ufficiale vuole l’ex Presidente degli Stati Uniti, John Fritzgerald Kennedy, assassinato a Dallas (Texas) il 22 novembre 1963 dal folle Lee Harvey Oswald, rivoluzionario di ispirazione comunista, a sua volta ucciso due giorni dopo il fatto e prima della deposizione in Tribunale.

A quella verità hanno creduto in pochi negli anni successivi. Oggi quella stessa verità sta per finire nel cassetto delle menzogne di Stato, così come, in estrema sintesi, le definì un altro personaggio indimenticabile: Jacqueline Lee Bouvier, più famosa come Jakie Kennedy, moglie di JFK.
Dalla polvere riaffiora un nastro, più precisamente un’intervista che proprio Jakie concesse all’indomani della morte del marito.

Le sue dichiarazioni non furono mai rese pubbliche per via del loro contenuto. Ma su quel nastro venne impressa per sempre la voce della donna pronunciare una pesante sentenza storica: “Il mandante dell’assassinio di JFK è Lindon Johnson”.

Il macabro accordo sarebbe stato stretto con una lobby di texani contrari alla politica del Presidente. In quanto suo vice, l’indomani della morte di Kennedy, Johnson giurò in tempi record e a lui spettò l’onere di portare a termine la politica intrapresa dal predecessore; ma nei fatti egli riuscì a dare un’impronta del tutto personale alle decisioni statunitensi più rilevanti come la partecipazione alla guerra in Vietnam, vero affare di miliardi di dollari per l’industria pesante statunitense.

Tanto per intenderci, il ceppo texano è lo stesso che dà le origini alla famiglia Bush,imprenditori nel campo del petrolio e supportati, nel corso delle campagne elettorali affrontate, dalla lobby dell’industria pesante americana.

Risulta superfluo ricordare che “Bush family” è presente negli annali della politica statunitense per essere stata protagonista nella Prima e Seconda Guerra del Golfo (rispettivamente 1990-1991 e 2003) vera manna per l’industria pesante americana e per quella petrolifera.

In tutta la vicenda Kennedy sembra aleggiare un’ombra che vede nelle ragioni dell’industria bellica il motivo fondante dell’omicidio di JFK.
E’ questa la versione che Jacqueline raccontò allo storico Arthur Schlesinger nella suddetta intervista resa pubblica solo di recente dalla stessa famiglia per evitare, e sembra paradossale, che la tv Abc mandasse in onda un serial dal titolo “The Kennedys” dal contenuto aberrante secondo l’interpretazione degli eredi.

Nelle intenzioni di Jakie quel nastro doveva restare segreto per cinquant’anni dopo la sua morte (avvenuta nel 1994). Solo nel 2044, quindi, il mondo avrebbe dovuto conoscere il parere della moglie di JFK, vera e propria accusatrice eccellente nei confronti dell’erede politico del marito, Lindon Johnson.

Le informazioni e i dubbi di Jaqueline Kennedy si incrociano con un documento importante ma dimenticato nel tempo divenendo così un vero e proprio scoop giornalistico. Si tratta delle pagine tratte da “Corrispondenza europea”, periodico diretto da Pino Rauti e datato aprile 1964.

Quello di Rauti è un nome molto discusso per via delle tante vicende misteriose dell’Italia repubblicana e per via dell’appartenenza a quell’area neo-fascita italiana alla quale si riconducono parte delle stragi e degli omicidio compiuti fra gli anni ’60 e gli anni ’70. Eppure il documento riportava già nel 1964 (per via del sostegno di Rauti ai repubblicani) dubbi molto forti e indagini nelle quali Johnson era stato chiamato in causa.

Questi documenti si incrociano con i dubbi di Jaqueline, svelando preziosi retroscena.Si legge nelle pagine di “Corrispondenza europea” circa i rapporti fra Johnson e affaristi texani, così come brogli elettorali per conquistare il seggio per lo Stato del Texas.

“Successivamente – si legge nel documento – Johnson si schierò con il di Roosvelt, divenendo nel 1953 amministratore per lo Stato del Texas del “National Youth Administrator”, ente creato dal governo dell’epoca. Capo del N.Y.A. e diretto superiore di Johnson era un filo-comunista Aubrey Williams”.

Riportiamo in queste pagine l’intero documento, excursus attinente Johnson secondo la visione di “Corrispondenza europea” del 1964.

Corrispondenza Europea, aprile 1964
Dunque dietro la morte di John Kennedy sarebbero maturate trame segrete laddove il malcapitato Lee Oswald sarebbe stato “solo” il braccio di un’operazione ben più vasta e lungimirante finalizzata a eliminare un Presidente scomodo.

Ma i misteri non terminano con “l’indagine John Kennedy”. Prima del 1963, un’altra morte aveva attirato l’attenzione del mondo ancora una volta negli Usa e ancora una volta attorno alla celebre famiglia: quella di Marilyn Monroe, avvenuta un anno prima l’attentato di Dallas. E cinque anni dopo (1968) si sarebbe compiuto l’assassinio di Robert, fratello di JFK.

Per Monroe e Robert K. vige la stessa patina di mistero che ha investito John K., l’uomo che ha legato entrambi a un unico filo. Ma qual è il legale mortale che ha coinvolto e spezzato tre vite “eccellenti” in soli sei anni (dal 1962 al 1968)? La risposta è nel seguito che verrà pubblicato la settimana prossima nel presente sito web, traendo così le conclusioni di un’inchiesta destinata a riaprire una ferita nel cuore degli Stati Uniti d’America.

di Pasquale Ragone