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Le degenerazioni dei Nostri antenati arrivati dal mare si confondono nei riti e cerimonie, in onore degli dei, il quale si serviranno per appagare istinti sessuali di massa.


Le storie dei rituali sono testimoniati da affreschi, sculture, danze, spettacoli teatrali. Numerosi scrittori narravano di questi riti, tra cui ritroviamo Livio, che raccontava le storie dei riti Dionisiaci e dei comportamenti delle Baccanali, nel periodo successivo allo splendore della Magna Grecia.

Le cerimonie in onore di Dioniso (Dio delle forze vitali e del ciclo della natura;dominatore della sottile linea di confine tra il mondo umano e divino, tra il mondo dei vivi e quelle dei morti) erano caratterizzate da estasi, frenesia, perdizione ed accompagnate da danze, musiche e bevute.

L’atmosfera di un tramonto primaverile, l’aria leggera che porta con sé strascichi di un inverno che sta per finire, i colori della notte che avanzano, il calore del fuoco che scalda e illumina la scena, donne adornate con bende, fiori e corone; musici (quasi sempre donne) che accompagnavano le esibizioni delle danzatrici in abiti discinti, giocolieri e acrobati e rendevano la scena pronta per essere immortalata al tempo.

Il sacerdote immolava l’animale offerto alla divinità che in quel momento veniva onorata. Il passaggio della cerimonia era particolare per la scenografia naturale che si creava e soprattutto seguito in ogni forma e dettaglio.

Una ragazza vergine portava l’acqua con cui venivano affilati i coltelli che a loro volta erano stati purificati nelle sorgenti del fiume per una notte intera; dopo tale rito la sua verginità veniva fatta in dono , tramite i commensali, alla divinità onorata.

I doni agli dei erano di vario tipo, sull’altare si trovavano solitamente i doni della terra, dal grano, al pesce, uva, a doni più elaborati, quali potevano essere dolci e focacce, ma nei casi venivano fatti sacrifici di sangue il dono era alto, quindi quello che si chiedeva alle divinità era paragonabile al atto compiuto in loro onore.

Quando il sole sta per scomparire del tutto, e la luna piena è già nei cieli, quello il momento propiziatorio per affondare le lame nel collo dell’animale, facendo un taglio netto da sinistra a destra e raccogliendo il sangue che verrà successivamente cosparso intorno al fuoco, come per indicare che i partecipanti alla cerimonia che sono all’interno del cerchio meritano la protezione per il quale quel sangue è stato versato.

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Si alzano urla di festa per indicare che il sacrificio è avvenuto e che si può procedere con musica, danze e commensali. I frutti della terra e della fatica dell’uomo venivano consumati con le mani,dove il vino (diluito con acqua) faceva da padrone di casa e l’estasi partiva quando, la schiava che offriva libagione alle divinità, iniziava ad offrire la sua bocca a tutti i convitati.

Dopo un primo assaggio delle labbra, come per magia, tutto iniziava a confondersi in gioco senza ritorno dove il corpo era solo un mezzo per raggiungere l’immortalità.

Uomini in preda agli effetti del vino prendevano posizione con schiavi e schiave che con violenza venivano penetrati con gli arti, fino renderli completamente in estasi. I primi rapporti venivano consumati ma la perdizione della scenografia prevedeva di andare oltre.

Nell’arco delle ore non si badava più nemmeno ai bisogni fisiologici che erano visti e sentiti con grande stimolo e con piacere dalla massa in balia di Bacco.

Ci si accoppiava mentre donne urinavano, venivano sodomizzati sia uomini che donne e in alcuni casi venivano coinvolti anche animali.

“..il senso nascosto dell’orgia rituale era questo: la fusione di tutte le cose, la soppressione di tutti i limiti, la sospensione di ogni “forma”, di ogni distanza e discriminazione” (Mircea Eliade)

Qui abbiamo accennato brevemente ciò che accadeva durante i rituali, e come si svolgevano i riti orgiastici, ma tra i prossimi articoli quando arriveremo a parlare di Roma e Pompei, entreremo nei dettagli della concezione sessuale delle civiltà antiche che hanno preceduto la società attuale.

Quanto sono effettivamente distanti quei popoli dal nostro mondo considerato “moderno”?

Nel prossimo articolo parleremo del tarantismo come danza divinatoria nei riti della Magna Grecia.

di Francesco Marino