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(foto fonte web)
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Gli ultimi episodi tragici di barconi di immigrati (nel Mare Egeo e a Lampedusa) naufragate nel tentativo di raggiungere l’Europa dopo la traversata del Mediterraneo, riportano alla luce questo tremendo dramma umano.

Il fenomeno dell’immigrazione è troppo vasto e complesso perchè si possa trattare in modo esauriente in un articolo come questo. Ma, al di là di tutte le numerose sfaccettature del fenomeno, alcune considerazioni generali andrebbero fatte.

Andremo a punti.

  •  la stragrande maggioranza degli immigrati, a differenza di ciò che pensa molta gente, aspira a trovare un lavoro onesto, per fare una vita decente e per aiutare, con le rimesse, parenti/familiari rimasti nel loro paese d’origine. E magari sognano pure di ritornare un giorno nella loro terra.
  • il fatto che tra i delinquenti ci sia un’elevata percentuale di immigrati non è dovuto solo al fatto che molti di loro hanno grosse difficoltà a trovare un lavoro (più degli stessi italiani, il che è tutto dire), ma anche al fatto che la criminalità organizzata (italiana) tende sempre più ad usare gli immigrati come manovalanza.
  • gran parte dell’ostilità che c’è tra gli italiani nei confronti degli immigrati rientra non tanto in un discorso di razzismo vero e proprio, come di solito si tende a pensare, quanto semmai in un’ottica di guerra tra poveri. Dico questo non certo per giustificare o sminuire il fenomeno, quanto per mettere in luce il fatto che chi tende a prendersela con essi è di solito egli stesso vittima di situazioni di disagio o difficoltà socio-economiche. Basti pensare, ad esempio, ai numerosi datori di lavoro che preferiscono ricorrere a manodopera straniera che ha meno diritti e pretese ed è più ricattabile piuttosto che a lavoratori italiani.
  • spesso si sentono persone dire a proposito degli immigrati: “se ne ritornassero a casa loro”. L’assurdità di tale “consiglio” sta nel fatto che questi ritornerebbero molto volentieri “a casa loro” e senza che glielo dicessimo noi, se fossero nelle condizioni di poterlo fare.
  • la vera causa di fondo del fenomeno-immigrazione paradossalmente risiede proprio nei “paesi ricchi”. Se molti Stati africani, sudamericani, asiatici si trovano in condizioni di povertà (o di guerre o dittature), il più delle volte ciò è un effetto di ingiusti rapporti economici tra paesi ricchi e poveri e delle multinazionali occidentali, che hanno interesse a sfruttare le loro risorse per pochi soldi e impediscono lo sviluppo di un’economia locale. Spesso, poi, i dittatori locali lavorano per gli interessi di queste multinazionali, a scapito della loro popolazione. Se il colonialismo politico è (quasi) finito, quello economico no.
  • in Italia, e un po’ in tutta Europa, le politiche sull’immigrazione negli ultimi tempi hanno assunto un carattere sempre più restrittivo, repressivo e tese al contenimento (parola in verità assai gentile) del fenomeno. Le frontiere con i paesi poveri sono sempre più pattugliate, controllate, recintate. Eppure ciò non sta producendo i risultati auspicati. In Italia la legge Bossi-Fini non è servita a granchè (tranne che a peggiorare le condizioni degli immigrati onesti).

Infine, c’è da segnalare un parallelismo inquietante: le politiche di cosidetti “aiuti” del FMI (Fondo Monetario Mondiale) nei confronti di molti paesi del Terzo Mondo, e le ricette economiche che tale organismo ha imposto a questi paesi -e che li hanno fortemente impoveriti, contribuendo ad incrementare il fenomeno dell’immigrazione- assomigliano in modo impressionante alle misure che si stanno recentemente adottando nei paesi dell’Europa meridionale, Italia compresa, per ridurre il debito pubblico (peraltro senza successo).

E infatti, greci, spagnoli, ma anche italiani stanno riprendendo ad emigrare e a cercare all’estero quel lavoro che da noi si trova sempre meno.

di David Insaidi