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(foto fonte web)
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In diverse occasioni abbiamo scritto della strage di Bologna e delle ormai numerose ricorrenze. Ne abbiamo parlato evocando il lungo silenzio che ha accompagnato negli anni tale vicenda e soprattutto contestando il silenzio sulle motivazioni della strage. E’ come se quel nostro appello rivolto alle Istituzioni fosse stata raccolto. Eccoci perciò a dovere riparlare dei fatti di Bologna accaduti il 2 agosto 1980. Stavolta quel silenzio è rotto da una notizia che inizia a scuotere l’ambiente e ad aprire forse uno spiraglio utile a indagare soprattutto le ragioni dell’eccidio.

La Procura di Bologna fa sapere che nel registro degli indagati sono stati inseriti due terroristi appartenenti al gruppo Revolutionare Zellen in appoggio al famigerato “Carlos”, nome di battaglia di Ilich Ramirez Sanchez, all’epoca sostenitore della causa palestinese. I nomi dei due indagati sono Thomas Kram e Margot Frohlich, rispettivamente di 63 e 68 anni. In Germania e nell’Europa centrale tale movimento aveva legami stretti con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina capeggiato, appunto, da Carlos.

Il giorno della strage i due terroristi rossi erano a Bologna e agli inquirenti è servito, per ora, accontentarsi delle voci che da anni vorrebbero in prima linea la cosiddetta “pista palestinese” fra le verità che circondano la triste vicenda del 2 agosto 1980. Il lavoro della Digos si è quindi limitato all’accertamento dei movimenti dei due terroristi a Bologna. Non si sa però quali luoghi abbiano visitato il 2 agosto e non si sa se effettivamente abbiano a che fare con la strage. La pista palestinese potrebbe perciò riprendere quota dopo che già nel 2005 l’ex-senatore a vita Francesco Cossiga, e all’epoca Presidente del Consiglio, aveva ribadito che la strage null’altro era che un incidente dovuto a una valigia trasportata da un terrorista palestinese e accidentalmente esplosa mentre si accingeva a scendere dal treno.

Disse Cossiga che questa era l’informazione ricevuta da uomini dei servizi, gente che sapeva di certi traffici e passaggi sul territorio italiano e quindi spiegando così un’esplosione che pare non fosse affatto volontaria. Se la pista palestinese che porta in Germania attraverso Thomas Kram e Margot Frohlich dovesse risultare fondata su solide basi, certamente toccherebbe riscrivere i fatti accaduti quel giorno a Bologna: Mambro, Fioravanti e Ciavardini verrebbero così scagionati, assolti con formula piena.

Ma è la verità o soltanto una delle tante piste date in pasto ai giornali e all’opinione pubblica affinché durante le commemorazioni della strage non vi siano più fischi e insulti alle Istituzioni? Inoltre se, com’è vero, Kram e Frohlich erano a Bologna, come sarà mai possibile raccogliere elementi per sostenere che la loro presenza fosse finalizzata alla ricezione della valigia con l’esplosivo da parte del terrorista palestinese? Probabilmente finiremo ancora una volta in un’indagine senza via d’uscita, l’ennesima senza prove, senza colpevoli, senza una certezza. Sono passati trent’anni. La vera giustizia si ottiene subito, nell’immediato e invece i governanti dell’epoca scelsero di tacere e far credere che realmente si fosse trattata di una strage di eversivi senza scrupoli, addirittura depistando e scaricando sui servizi italiani.

Per ora dobbiamo accontentarci di un silenzio che viene finalmente rotto dopo più di trent’anni; e dobbiamo accontentarci di due nomi sul registro degli indagati. Eppure, quei nomi erano noti ai magistrati almeno dal 2005. E sarà sufficiente dire che una valigia contenente esplosivo sia saltata accidentalmente per rendere giustizia alle vittime della strage? All’epoca i politici erano troppo impegnati a coprire la presenza di Kram a Bologna; troppo impegnati nei rapporti con i palestinesi per dare serenità a ottanta cittadini italiani. Oggi le istituzioni provano a porre rimedio. Ma se è vero che la giustizia non ha età è invece altrettanto vero che il rispetto un’età ce l’ha, eccome.

E trent’anni sono tanti per fingere che le rughe non siano comparse sul volto di chi ha pianto le vittime di quella strage. Non vi fu rispetto ed è questo ad oggi l’unica e inoppugnabile verità.

di Pasquale Ragone

(Articolo tratto dal settimanale “International Post”, 29.8.2011)