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(foto fonte web)
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Saltati gli equilibri conquistati dalle famiglie camorristiche negli scorsi anni

La riorganizzazione dei clan sta interessando un territorio vasto, che include il basso Lazio e la Campania. La “roba”, come scriverebbe Verga, è tanta ed i mercati sono grandi. Il tridente stretto ad asse da ormai molti anni è sotto i riflettori. Roma, Caserta e Napoli, tre città legate dalla droga. Bisogna trasportarla, venderla e poi riciclarne gli introiti derivanti dal malaffare.

E’ ormai palese che gli equilibri del traffico della droga sono ormai saltati. Tre cadaveri in sei settimane, da luglio a settembre,  hanno macchiato di sangue Nettuno, Terracina e Scampia. Questo sangue potrebbe essere linfa per nuove alleanze tra le famiglie o primordio di guerra e vendetta per assegnare il territorio.

Cocaina, eroina ed hashish sono l’oro delle famiglie. Sono il fulcro di nuovi affari ed investimenti in sempre più appalti.

La politica economica

La crisi mondiale che sta dilaniando l’Italia si pone in contrasto agli introiti colossali della criminalità organizzata. Un motivo in più questo per richiedere la presenza sempre più massiccia dello Stato. Non solo interventi contro i clan, non solo arresti, non solo sequestri potranno sgominare il malaffare.

C’è bisogno di una politica economica basata su progetti idonei a togliere braccia giovani alla criminalità. Questo è un periodo prospero per la criminalità che potrebbe vantare maggiori guadagni a scapito di gente onesta dilaniata dalla crisi.

La povertà degli italiani è direttamente proporzionale alla ricchezza delle cosche che riducono la possibilità di crescita del territorio e della gente che ci vive. Tutto ciò non è legato solo all’azione diretta della criminalità  ma anche alla sua operatività attraverso la corruzione.

Troppi affari sul basso Lazio, troppi pretendenti per un territorio che sta rischiando di collassare in una lotta per il dominio. E’ storia indiscussa che questa terra, dove sbarcò Enea, veda protagoniste le solite mani. La camorra e la ‘ndrangheta hanno stretto alla propria corte il territorio pontino. La Camorra esiste e non si vede.

La Camorra è imprenditrice anche al di là del fiume Garigliano. Padroneggia da Minturno a Formia, a Gaeta, a Fondi, a Sperlonga, a San Felice Circeo, sino a Latina e a Roma. Ora sta iniziando a sparare. Gli affari richiedono il controllo del territorio. Troppi affari, dalla droga al mercato ortofrutticolo ed agroalimentare.

Dal sud verso il Lazio

Nel basso Lazio, la criminalità organizzata proveniente dal sud Italia c’è e forse da sempre governa il malaffare. Prima in silenzio ed ora spara. Prima in equilibrio ed ora tenta di ricreare quegli assetti che solo il potere di un clan o un’alleanza può preservare.

Oggi, le terre di Enea, di Romolo e Remo e dei grandi Imperatori, re, linguisti e giuristi sono un supermercato della droga. Sono il tempio dello smercio dell’oro stupefacente che, con l’avvento della crisi, ha subito dei cambiamenti.

Tante le possibilità di assoldare caporali, sentinelle e pali, spacciatori e falsi-finti criminali che nel “sistema” cercano di lavorare. Non c’è più un guadagno a tempo indeterminato. Maggiori sono i turni, i giorni di lavoro e maggiore sarà la paga che i clan corrisponderanno loro.

Un sistema complesso che anche durante la crisi muta e si perfeziona per creare maggiore ricchezza in un’economia in continuo cambiamento che richiede maggiore sacrificio a quegli uomini onesti, sempre esortati a pagare per il bene e non per il male.

di Luca Fortunato