(foto fonte web)

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Che l’Italia sia il paese dei misteri non è, a sua volta, un mistero. E non lo è nemmeno sapere che molte delle vicende luttuose della sua storia siano in qualche modo legate fra di loro.

Di recente la stampa nazionale  ha dato ampio spazio a una tesi affascinante che lega la morte di Pier Paolo Pasolini a quella di Enrico Mattei e Mauro De Mauro. Il primo, come si sa, morì nel 1975 sul litorale romano in circostanze ancora da chiarire.

Si disse all’epoca, e ancora oggi tiene banco l’ipotesi, che la sua morte fosse dovuta a trame eversive delle quale egli sarebbe venuto a conoscenza nell’ultimo periodo di vita. La vicenda di Enrico Mattei è ugualmente costellata da misteri e verità ufficiose.

In modo non troppo velato si sostiene da anni che la sua morte, avvenuta nel 1962 esplodendo in volo, fosse sinonimo di una vera e propria condanna ordita dalle famigerate “sette sorelle”, vale a dire le principali multinazionali del petrolio esistenti all’epoca in quel periodo.

Anche in quel caso solo verità ufficiose e mai nulla di accertato. Ufficialmente un incidente aereo gli strappò la vita. Ma ancor più confuso è l’excursus che ha portato Mauro De Mauro a svanire nel nulla una notte di settembre del 1970.

Anche per lui non sono state risparmiate ipotesi mai accertate: ucciso dai fascisti, anzi no, forse dai comunisti, oppure è vivo chissà dove, fino a giungere alla mafia e agli onnipresenti servizi segreti, spesso definiti “deviati” anche se non si comprende mai deviati rispetto a chi o a cosa.

Eppure le ipotesi si sprecano portando, nemmeno a dirlo, a un nulla di fatto dopo ormai quarant’anni. Le curiosità della vita portano a volte su incroci pericolosi. E’ il caso di un uomo che apparentemente non ha nulla a che vedere con i suddetti misteri.

Marcello Dell’Utri è uomo più volte finito come protagonista delle cronache giudiziarie italiane per via dell’amicizia con l’imprenditore e politico Silvio Berlusconi. Eppure non tutti sanno della passione di Dell’Utri rivolta alla ricerca di documenti d’epoca attinenti a personaggi noti della storia italiana.

I tanto discussi “diari di Mussolini”, da lui pubblicati e considerati autentici, ne sono una chiara prova. Ma a essi pare sia necessario affiancare altri pezzi da novanta della storia recente. Circa un anno fa, Dell’Utri aveva asserito di avere rinvenuto e letto parte (circa quindici pagine su settantanove) dell’ultimo capitolo del romanzo-inchiesta “Petrolio” di Pier Paolo Pasolini.

Ebbene, Dell’Utri ha più volte raccontato che il contenuto di quel capitolo celerebbe la chiave del mistero di più morti, non solo attinente alla vicenda pasoliniana. In pratica tutto partirebbe dalla morte di Enrico Mattei che, come già ricordato, muore mentre si trova a bordo di un aereo.

Su quella morte avrebbe indagato Mauro De Mauro giorni prima della sua sparizione. Diversi colleghi hanno spesso ricordato dal 1970 a oggi come nell’ultimo periodo di vita, De Mauro ascoltasse continuamente l’ultimo discorso di Enrico Mattei quasi a volerne cercare un senso celato ai più, in grado di chiarirne le cause della morte.

A collegare le due tristi vicende giunge quindi lo scritto di Pier Paolo Pasolini. In quel capitolo attinente alle vicende petrolifere italiane si sarebbe concretizzato il legame fra i due personaggi. Quel capitolo infatti viene misteriosamente rubato prima della morte di Pasolini. E oggi continua a non essere consultabile in quanto Dell’Utri non è stato in grado di fornire informazioni utili al suo ritrovamento.

Dunque anche la morte di Pasolini potrebbe essere inscritta alle vicende citate. La notizia recente è che la Procura di Palermo ha deciso di ascoltare proprio Marcello Dell’Utri per spiegare quali legami ancora più sottili legherebbero le tre morti misteriose alla luce del capitolo di Pasolini. Dunque la Procura ritiene vi possa essere un importante fondo di verità nelle parole di Dell’Utri.

Sembra un film giallo e invece è tutto vero. Ad aspiranti giallisti sarà forse proposto nei prossimi mesi un tour gratuito in Italia, miniera d’oro per il settore, e chissà che non risollevi l’economia.

di Pasquale Ragone