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Miliardi di euro, miliardi e ancora miliardi 

A Siena è di scena un’inchiesta da far tremare i polsi, almeno quanto quelle che in queste ore aprono voragini, ancor prima che ferite, sui conti impazziti delle Regioni laddove i vari Fiorito & C. agivano a man bassa a discapito della collettività, lasciata sempre più a secco.
Uno scenario molto simile, che non ha nulla da invidiare ai conti in rosso regionali, vede implicata la storia recente del centro-sinistra. Andiamo nel merito.

Anno 2007: Il Monte dei Paschi (Mps) acquista Antonveneta per circa dieci miliardi di euro. Per giungere a quella cifra si utilizzano circa quattro miliardi direttamente dai forzieri del Monte dei Paschi ma, sorpresa venuta a galla dal lavoro della Guardia di Finanza, in tutto il giro di danaro mancherebbe un miliardo e mezzo di euro.

Dove sono finiti quei soldi? A detenere la maggioranza delle azioni della Banca Mps vi è la Fondazione Mps ed è qui che avviene la seconda sorpresa: la Fondazione è farcita fino al midollo da gente eletta tra le fila del Pd, in parte (otto) nel Comune di Siena, altri nella Provincia (cinque), uno alla Regione.

E’ una sorta di “tradizione rossa” quella che si alterna presso la Fondazione Monte dei Paschi, dapprima con il Pci, poi con il Pds, ancora con i Ds e oggi con il Pd. Solo qualche mese prima, la stessa Antonveneta era stata comprata dalla spagnola Santander di Emilio Botin per poco più di sei miliardi di euro.

Quando scende in campo il Monte dei Paschi di Siena, il prezzo aumenta quasi fino a raddoppiare. L’operazione viene vista da subito, in modo sciovinistico, come una “brillante” operazione portata a buon fine dalla tricolore Mps.

Storia finita? Niente affatto. Passano tre anni (2010) e su quei fatti apre bocca Tommaso Di Tanno, presidente uscente del collegio sindacale. I virgolettati di quest’ultimo sono stati riportati da pochissimi quotidiani nazionali ma, in sintesi, si evince in modo chiaro e netto che l’operazione di acquisto dell’Antonveneta “valeva poco più di due miliardi” e invece il costo è stato maggiorato fino a nove, e si indaga su un miliardo e mezzo del quale non si conosce bene il destino.

Indagine in corso. La “finanza rossa” è nel mirino dei Pm per fare pienamente luce sull’accaduto. Tutto questo mentre una parte di ex consiglieri del Monte dei Paschi aggiungono, giorno dopo giorno, pezzi a un puzzle destinato a far discutere.

Quel puzzle è incompleto. Potrebbe coinvolgere il Pd e minare quindi il partito che oggi sembra avere le carte in regola per  governare l’Italia (anche se non si sa bene con chi). L’inchiesta potrebbe allargarsi, oppure finire in una bolla di sapone.

Ma che se ne parli, almeno.

di Pasquale Ragone