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(foto fonte web ottimizzata per altriconfini)
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La strada della formazione

Basta imboccare la strada statale Brindisi – Taranto, svoltare al chilometro sette, attraversare un viale alberato, individuare l’edificio “quattordici” e varcarne la soglia.

Eccoci, siamo arrivati nelle aule universitarie della facoltà di “Scienze della formazione, Politiche e Sociali del territorio” dove gli studenti del polo di Brindisi seguono regolarmente le loro lezioni.

Associare un indirizzo a un luogo e raggiungerlo ci sembra al giorno d’oggi estremamente facile. Si ascolta la voce guida di un navigatore oppure, per i più tradizionalisti, ci si affida a una cartina geografica.

Quando però si tratta di perseguire un nuovo obiettivo, qual è la strada da intraprendere? A questo interrogativo gli studenti del corso di laurea in “Sociologia del crimine e della devianza” hanno deciso di rispondere attraverso l’iniziativa “Criminologia24”.

E’ un progetto che vede protagonisti ragazzi accomunati dallo stesso scopo: esercitare un domani la professione di criminologi. Consapevoli che anche i più grandi capolavori partono sempre da un disegno di bozza, questi hanno esordito con un gruppo sul noto social network Facebook.

Sfruttando ogni mezzo di comunicazione a disposizione, “Criminologia24” sembra stia assumendo una forma sempre più definita fino ad arrivare, oggi, a stilare un vero e proprio “programma” da sottoporre all’attenzione delle istituzioni.

Cosa fare per il mondo del lavoro?

Il primo punto riguarda proprio l’esigenza di istituzionalizzare la figura del criminologo affinché tale professione raggiunga lo stesso prestigio intellettuale ottenuto in altri Paesi.

Attualmente in Italia non è ancora chiaro il ruolo svolto dallo “scienziato del crimine”, né tantomeno l’iter formativo da seguire per intraprendere tale professione. Gli studenti brindisini ribadiscono l’inutilità di avviare il fiorire di corsi e specializzazioni varie se successivamente i titoli acquisiti non permettono una collocazione, seppur minima, nel mondo del lavoro.

Anche semplicemente rompere l’imbarazzo scaturito dalla classica domanda: “Cosa farai da grande, una volta laureato”? sarebbe un piccolo traguardo. L’incertezza di tale percorso non rappresenta un fattore deterrente per i giovani studenti, ma al contrario funge da input per smentire ogni forma di scetticismo; e auspicano che la loro forma mentis sociologica sia considerata,ai fini della risoluzione di un crimine, alla pari di quella giuridica e psicologica.

La cura

A sostegno di ciò invitano a riflettere sulla natura estremamente sociale di un’azione criminale. I fatti di cronaca nera che si verificano quotidianamente, non sconvolgono solo l’animo individuale ma hanno delle ripercussioni sull’intera società. L’istituzionalizzazione della figura del criminologo, con la creazione di un apposito albo, ufficializzerebbe la collaborazione dello scienziato del crimine con la magistratura e con le forze dell’ordine.

Questa sarebbe una svolta importante per il settore. A questo punto potremmo perseverare nel nostro scetticismo, considerando le proposte di “ La Criminologia24” utopiche; oppure prendere consapevolezza del sistema “malato” nel quale viviamo e affidarne la cura a un gruppo di specialisti.

di Roberta Della Torre