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La misura è ormai colma e si intravede l’orizzonte. Con questa formula mista a saggezza e maccheronica sapienza, si conclude il primo passaggio delle primarie del centrosinistra.
Buono il risultato di Renzi (36.2%) ma è alle porte la vittoria di Bersani (44.3%) come candidato Premier. Cosa cambierà quindi?

Fritto misto
L’alleanza di Bersani con Casini non è scontata, soprattutto in virtù di un centrismo ancora cantiere in costruzione. Montezemolo lancia Monti, ma Napolitano tira Monti per la giaccia; al contempo c’è Casini che fa le fusa a Bersani in privato ma fa il “prezioso” dinanzi l’opinione pubblica.

A destra tutto è ancora più in alto mare. Berlusconi attende l’incoronazione definitiva di Bersani per capire quanto è perseguibile un’idea filo-centrista sfruttando una ipotetica “nuova Forza Italia”.

Il progetto di riportare Casini nelle proprie fila aveva avuto inizio qualche tempo fa, quando Berlusconi aveva annunciato di “fare un passo indietro”. Questo avrebbe dovuto riportare Casini  “nella casa del padre” e invece quest’ultimo ha compreso il tranello ed è rimasto fermo al centro, perseguendo la linea Monti e fiducioso che questa scelta porterà buoni frutti.

Monti-bis
E se domani Monti dovesse decidere, a sorpresa e contro tutti, di candidarsi? A quel punto Berlusconi deciderebbe definitivamente di ritirarsi; Casini e Montezemolo costruirebbero il necessario per una campagna elettorale in grado di sostenerlo; Bersani perderebbe peso nello scacchiere politico.
E intanto dal cespuglio due occhi di fuoco guardano al tam-tam politico che si agita. E’ Il M5S di Beppe Grillo.
Con la sconfitta di Renzi, Grillo raccoglierebbe nel proprio elettorato anche qualche pecora smarrita che proprio in Renzi vedeva la via d’uscita; ma sconfitto anche quest’ultimo, Grillo diventerebbe il nuovo pastore prenotandosi per il superamento del 20%.

Questo pensiero non vi consoli…
Ma allora chi vincerebbe le elezioni politiche di aprile? Nessuno.
E’ questo lo scenario più realistico: legge elettorale con premio di maggioranza solo per chi raggiunge una percentuale vicina al 40% e, alla fine, tutti obbligati a ricorrere al Monti-bis.

E se domani Bersani trovasse il coraggio di allearsi con Vendola e di ridare quota al patto di Vasto? Allora lo scenario cambierebbe, con una sinistra in blocco che potrebbe, con l’aiuto di Renzi, trovare voti anche in nell’area più moderata. Allora si che l’armata rossa (ma sbiadita) incuterebbe timore al centro-destra.

A quel punto una sola mossa sarebbe pensabile: unire le forze. Montezemolo candidato e centro-destra nuovamente riunito come ai bei tempi ma con un Berlusconi in veste di padre nobile. Torneremmo al bipolarismo.

Ad oggi resta solo una confusione bestiale, senza leader veri e senza certezza, vero dato agghiacciante del panorama politico italiano. E’ bene guardare con interesse, dunque, all’afflusso notevole nelle primarie di centrosinistra ma si badi bene che l’ago della bilancia resta sempre lui, come Cossiga profetizzò: il vecchio “Pierfurbi” Casini.

 di Pasquale Ragone