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Dalla pellicola alla realtà
In La messa è finita, il regista e protagonista Nanni Moretti veniva chiamato a testimoniare in quanto parroco in favore di un vecchio compagno di scuola accusato di terrorismo, perché “un amico prete fa sempre bella figura”.

E chissà la meravigliosa figura che farebbe un amico cardinale. Il Segretario di Stato del Vaticano Tarcisio Bertone, infatti, è stato inserito tra i testimoni richiesti dall’avvocato di Giuliano Lampada, da un anno in carcere a Milano con la gravissima accusa di associazione mafiosa.

Ma che cosa c’entra la mafia con il Vaticano? Dobbiamo fare un passo indietro.

Excursus
Questa storia comincia il 17 agosto del 2009, quando il gestore di sale giochi milanesi Lampada viene nominato a San Pietro Cavaliere di San Silvestro Papa, un illustre riconoscimento religioso, che ha addirittura permesso all’imprenditore di battezzare la propria figlia in Vaticano. La firma che perfeziona la carica spetta al Segretario di Stato, ovvero a quel cardinal Bertone che Lampada potrebbe aver conosciuto proprio in questa occasione.

Passano gli anni e l’attività del re delle sale giochi del capoluogo lombardo finisce sotto inchiesta per riciclaggio di denaro sporco, corruzione di giudici e favoreggiamento della prostituzione (addirittura sembra procurasse escort per i magistrati corrotti): accuse pesantissime inflittegli dalla procura di Milano, capeggiata da Ilda Boccassini, che lo ritiene tra i colonnelli del clan Condello e uomo di riferimento della ‘Ndrangheta trapiantata in Lombardia.

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Dopo un anno di carcere, l’avvocato Giuseppe Nardo qualche settimana fa ha diramato le convocazioni di addirittura 150 testimoni per il processo del suo assistito, non risparmiandosi un asso nelle manica, in grado di ribaltare la partita: il cardinal Bertone.

Proprio il Segretario di Stato (sempre se  il Vaticano lo riterrà opportuno e solo dopo un lungo iter) potrebbe finire in aula per difendere l’imputato in odor di mafia.

In Tribunale?
Ma come è possibile che quest’uomo sia finito nell’orbita della Santa Sede? Il Quotidiano di Calabria ha raccontato come la proposta di nominare Lampada a Cavaliere di San Silvestro sia venuta dal vescovo Domenico Crusco, che raggiunto a Scalea dai cronisti del giornale calabrese, ha spiegato di non conoscere in modo ottimale l’imprenditore e che il suo nome gli era stato a sua volta suggerito dal politico del Pdl Francesco Morelli, il quale ai tempi era nella giunta regionale, mentre ora – ça va sans dire – è finito in galera dopo lo scandalo ‘mafiopoli’ di Reggio Calabria.

Non è dato sapere se Bertone andrà o meno in tribunale, le domande sono altre. Perché un vescovo si permette di candidare un imprenditore a cavaliere in Vaticano senza conoscerlo? Perché un politico ha il potere di imporre tale candidatura a un vescovo? Perché in Vaticano non hanno accertato la conduzione di vita di coloro che stavano nominando Cavaliere? Perché il Segretario di Stato Bertone non ha controllato da dove provenisse la candidatura prima di avallare la nomina con la sua firma?

La sensazione è quella che restano (e probabilmente resteranno) numerosi interrogativi da sciogliere e alcune zone d’ombra sulle quali difficilmente verrà la luce. In storie come queste, la messa è finita. Ora possiamo dirlo forte.

di Luca Romeo