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“Mio figlio ha cinque anni e cinque convinzioni / facendo bene i conti ne ha cinque più di me”. Così cantava Gino Paoli sul finire degli anni ’80. Oggi quei versi entrano nella politica italiana come un chiaro indicatore del clima.

Sullo sfondo un evento che, visto il livello basso del rapporto fra politica e cittadini, appare come il più importante degli ultimi anni: le primarie nel centrosinistra. Si tratta in realtà di una partecipazione già vista in occasione delle “primarie” che avrebbe poi scelto Prodi come candidato premier. Tuttavia oggi quella stessa partecipazione appare come chissà quale evento, per far passare l’idea che siamo dinanzi alla scelta del futuro Premier. Non è così.

Le alleanza previste
La lotta Bersani-Renzi resta per ora un discorso tutto interno al centrosinistra, e ancor più precisamente al Pd. Entrambi incarnano due idee che rappresentano in sostanza l’area politica di riferimento. Bersani è l’uomo che tenterà alleanze e compromessi politici per dare forza al Pd; Renzi tenterà invece di seguire una strada più autonoma.

Entrambi cercheranno senz’altro l’appoggio di Nichi Vendola e probabilmente, a prescindere dal vincitore delle primarie, lo otterranno visto che tutti sono consapevoli della necessità delle alleanze.

La vera domanda invece è: chi si alleerà con il Centro di Casini? La propensione naturale dei due contendenti dovrebbe vedere in Renzi la ricerca di una forza politica moderata; in Bersani la ricerca di una forza unicamente di sinistra. Invece siamo già dinanzi la prima incongruenza. Renzi ha dichiarato che non farà alleanze con Casini; Bersani ha tentennato sull’argomento per spiegare che, se serve, è una strada da percorrere, forse.

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Differenze sostanziali 
Dal punto di mediatico non c’è storia. Renzi ha capito che la gente ha bisogno di numeri, idee, certezze. Sebbene in parte imprecise, alcune cifre citate dal sindaco di Firenze rendono bene lo spirito del candidato: andare al dunque e avere un programma ancor prima di chiedere il voto.
Dall’altra parte c’è Bersani che, diciamolo pure, grande comunicatore non è.

Se le teorie della comunicazione vogliono nel linguaggio lo specchio della chiarezza mentale, l’attuale segretario del Pd non esce a testa alta dall’ultimo confronto tv. Ma Bersani è anche l’uomo delle liberalizzazioni (le uniche) che hanno permesso a migliaia di cittadini di liberarsi dalle grinfie di compagnie telefoniche spietate.

L’ardua sentenza
A chi affidare allora il centrosinistra? Visti i personaggi e i loro riferimenti, Bersani tenterà (qualora ne avrà la possibilità) di governare rifacendosi all’esperienza che ha maturato nei decenni la politica, quindi guardando molto al passato tuttavia con tentativi di rinnovamento. Dovesse toccare a  Renzi, questi  tenterà probabilmente di correre il rischio di rompere con i meccanismi del passato (nel bene e nel male) con una maggiore idea di rinnovamento.

Esperienza e una certa affidabilità ma minore innovazione o rischio e maggiori cambiamenti? E’ questa la scelta da compiere per l’elettore di centrosinistra, ma non veniteci a dire che è la scelta “dell’Italia”.

di Pasquale Ragone