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Un’altra tipica vicenda all’italiana ricca di errori da parte dell’amministrazione,ma non solo …
C’è un chiosco nel IV Municipio che sta facendo parlare di sé da quasi un anno. Per i permessi prima concessi, poi negati, per gli spostamenti che ha dovuto sostenere, per tutti i fastidi che può creare ai cittadini e agli esercenti ovunque esso sia posto. Il tutto ancora prima di essere aperto. Parliamo del chiosco bar ora posizionato in Via della Verna a fianco la posta centrale di Viale Adriatico.

L’attività ha tutti i permessi necessari per la vendita: Autorizzazione del Dipartimento Mobilità (ottenuta il 6 agosto), Autorizzazione del Dipartimento Ambiente (del 25 luglio), Autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande (11 settembre) e quella dell’effettiva regolarità del chiosco datata 29 agosto. Nessuna di queste parla di autorizzazione a sradicare 2 palme e 1 sughero abbandonandoli a fianco l’attività. La storia del chiosco però – così come quella del proprietario della licenza –  è più lunga e travagliata di quanto non possa sembrare.

La società Lawrence è operante nel settore commerciale da tanti anni e sta aspettando di aprire il chiosco bar in questione dal lontano 2002 quando a causa di una serie di inconvenienti, fu costretto a ritardare l’apertura a data da destinarsi nonostante l’ingente somma di denaro investita per attivare l’impianto elettrico e l’installazione del bar.

Per colpa di chi?
La responsabile della mancata apertura (al tempo affianco al mercato di Via Giovanni Conti) fu l’amministrazione municipale di allora che firmò – senza prestare le dovute attenzioni – le determinazioni dirigenziali. Il tutto senza contare che il suolo su cui doveva sorgere il chiosco era di competenza Inpdap che appena capì l’errore fermò i lavori quando ormai erano ultimati dichiarando la zona indispensabile per il mercato di Val Melaina.

  Da quel momento il titolare della licenza non si è dato pace per avere l’attività per la quale aveva investito tanto, così dopo aver minacciato davanti al Municipio di darsi alle fiamme e dopo dieci anni di continue proteste ha avuto il permesso per installare il chiosco su Via Conti. Ecco il secondo errore grossolano: chiunque sia passato nella strada dello storico mercato di Val Melaina si è chiesto tra il 29 giugno e il 6 settembre chi avesse avuto la brillante idea di porre il bar praticamente in mezzo alla strada inficiando la viabilità locale.

Guarda caso, proprio il 29 giugno è stata giocata la storica partita valida per gli Europei di calcio tra Italia e Germania e mentre veniva effettuato lo spostamento dell’enorme chiosco, tutti gli italiani erano dentro casa: per la strada i controlli erano ridotti al minimo! Dopo poco più di un mese però il chiosco ha dovuto cambiare di nuovo “casa” visto che il restringimento della carreggiata provocava ingorghi senza precedenti.

Magicamente il 7 settembre esercenti e abitanti di Viale Adriatico si sono trovati al posto del giardinetto limitrofo al mercato rionale, l’ormai celeberrimo chiosco.

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Tagli indiscriminati
Lo scempio più grande è stato sicuramente quello di sradicare 3 alberi sani senza piantarne di nuovi o dare nuova vita agli stessi in un’altra zona verde come prevedono le disposizioni municipali.  Far morire alberi dove scarseggiano per cementificare e costruire un bar dove di bar ce ne sono altri due di fronte sa tanto di azione perlomeno sconsiderata.

È per questo che gli esercenti di Viale Adriatico hanno effettuato una raccolta firme al fine di ottenere l’accesso agli atti pubblici, sostenendo che: « nell’incontro del 5 settembre con il direttore del IV Municipio D’Amanzo, ciò che più ci ha colpiti è che non è stata esclusa la remota possibilità d’utilizzo di soldi pubblici per lo spostamento del chiosco come rimborso degli errori fatti in precedenza dall’amministrazione ».

In questa tipica vicenda nostrana, di verità assodate ce ne sono diverse: innanzitutto che qualsiasi tipo di lavoro che sia atto a cementificare necessita di un cartello di “Descrizione opera da eseguire”, presente quando il chiosco era in Via Conti, assente oggi in Via della Verna. In seconda battuta la legge parla chiaro riguardo lo sradicamento di piante: è ammessa tale operazione solo in caso di immediato riposizionamento che come da foto, si può notare non ci sia stato.

Dunque è chiaro che il Dipartimento ambiente (ex decimo giardini) non sia stato aggiornato sulla vicenda, permettendo gesti inconsulti, senza effettuare nessun tipo di controllo. Il titolare della licenza avendo tutti i permessi regolari ha diritto ad aprire il chiosco bar come permette la liberalizzazione commerciale nonostante la vicinanza con altri 2 attività identiche.

L’ultimo problema ancora in piedi riguarda l’orario di chiusura dell’attività: in principio il responsabile della Direzione Commercio del IV Municipio aveva assicurato che il chiosco dovesse chiudere tassativamente alle 20. Frase per tenere a bada i residenti e probabilmente illusoria per i cittadini terrorizzati all’idea di non vedersi rispettati almeno negli orari di riposo.

Ebbene diciamo ciò perché sull’argomento abbiamo intervistato Federica Rampini, consigliere municipale che ha dichiarato come:«Bartolini, attuale responsabile della Direzione Commercio del IV Municipio abbia riferito che chi ha l’autorizzazione per la somministrazione alimenti e bevande può chiudere alle 2 notte. Se il chiosco rimane aperto fino alle 20 è una cortesia che fa ai residenti».

Il consigliere ha inoltre chiarito che:«il chiosco non ha ancora aperto perché manca solo l’allaccio dell’acqua». Il giorno 7 settembre 2012 in concerto con l’altro consigliere municipale Paolo Marchionne, la Rampini aveva avanzato la mozione “ex art. 78 R.M.” nella quale veniva chiesto al Presidente del Municipio di individuare un’area migliore per la collocazione del chiosco revocando la D.D. n.1881/2012.

Non essendo passata la mozione,la Rampini ha promesso che:«a breve convocherò una commissione di trasparenza sul tema. Anche perché non si è capito se chi ha ottenuto le licenza abbia effettivamente ha vinto un bando o no».

Quanto prima sapremo chi la spunterà, l’inaugurazione del bar – anche se più volte ci è andata molto vicina – non sembra più un miraggio. Quel che è certo è che per quello che è nato col nome di Città Giardino sembra quantomeno paradossale che non venga tutelato il poco verde ancora esistente nel quartiere.

di Daniele Pellegrino