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E’ risaputo che molti fenomeni criminologici siano utilizzati nei film dell’orrore. Basti pensare a quanti milioni si siano incassati girando determinate scene, il più delle volte riprese da fatti di storie vere. Non si riesce a dormire la notte, perché in mente si hanno ancora quei fotogrammi da brivido e si spera che mai possano capitarne di simili nella realtà.

Alcuni temi sono superati, risalenti oramai al paleolitico, altri apparentemente sepolti, sono presenti in modo latente e all’improvviso i giornali escono con dei titoli glaciali in prima pagina, con altri ci si convive quasi quotidianamente, altri invece sono per cultura, normali e praticati come rituale.

La paura più grande, dunque, è in ogni caso quella della morte, dell’annientamento crudo e cruento, violento, doloroso e macabro,insomma quando l’eliminazione della persona avviene mediante una pratica cannibalica.

Pur non rientrando  come parafilia nel DSM 4-TR (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali),  il cannibale è mosso da una mera  forma di perversione, in cui l’ uomo si nutre del proprio simile perché spinto da un irrefrenabile impulso sessuale, come l’idea  di comunione intima che si instaura  tra la vittima e il carnefice.

Caratteristica peculiare su cui vertono molti dei crimini dunque, sono le perversioni raggiunte con l’eccitazione, avvenuta esclusivamente mediante alcuni rituali , secondo cui l’eccitazione e l’orgasmo era tanto più piacevoli , intensi e duraturi,  nella misura in cui  la sofferenza e il possesso del corpo dell’altro era straziante.

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Ci sono poi, alte modalità in cui viene esercitato questo fenomeno: per disturbo mentale, in casi di  estrema carenza di cibo o nel mondo settario,  lì dove vengono sacrificati corpi di donne vergini , sacerdoti e bambini, durante le celebrazioni  occulte.

Nella  maggior parte dei casi i cannibali annunciano di aver sentito durante il pasto, un’unita con il corpo martoriato, molto forte, grazie alla quale assorbivano l’energia dell’altro, percependone le caratteristiche, divenendo in tal modo un essere onnipotente; quindi più erano coloro di cui si cibava più il senso di divinità spiccava.

La tipologia di cannibalismo, può avere due formule, o antropofoga, ovvero nutrizione di persone coscienti, quindi ancora in vita e talvolta anche consensienti o necrofoga, nutrizione di persone defunte, lì dove il senso di appagamento delle  fantasie è libero e sfrenato,  attraverso  il controllo totale,  che ne aumenta  l’eccitazione sessuale.

di Vito Franco