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(foto fonte web)
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La possibilità di poter comunicare con gli altri individui, in ambito etologico, assume un ruolo fondamentale  nella vita di qualsiasi animale, compresi quelli che non vivono in un sistema sociale, poiché lo scambio di informazioni tramite segnali di varia natura, siano questi acustici, visivi, meccanici, elettrici o chimici, può coordinare attività importanti come la riproduzione, la cura della prole, le interazioni sociali tra individui, oppure possono informare sull’eventuale presenza di predatori.

Nei mammiferi particolarmente sviluppata è la comunicazione attraverso il suono, un mezzo efficiente ed essenziale, in grado di propagarsi velocemente lungo notevoli distanze. Poiché i mammiferi sono in grado di percepire frequenze sonore più alte rispetto agli altri vertebrati, questo li rende in grado di utilizzare come strategia di comunicazione i segnali ultrasonici, i quali assumono rilevante importanza soprattutto per i piccoli roditori quali ratti, topi e criceti che utilizzano gli ultrasuoni in differenti contesti, come nei comportamenti parentali, sociali, agonistici e sessuali. I roditori utilizzano vocalizzazioni ultrasoniche non udibili dall’orecchio umano, per comunicare informazioni riguardanti la loro identità (individuale o nel gruppo), il loro status sociale o affettivo (dominanza, sottomissione, paura o aggressività), le loro “intenzioni” (approccio, gioco, pulizia o monta).

Negli ultimi anni l’interesse degli sperimentatori in questo ambito si è focalizzato soprattutto sullo studio delle vocalizzazioni neonatali dei roditori, emesse dai neonati in seguito all’isolamento sociale dalla madre o in condizioni di forte stress che hanno un elevato valore adattativo poiché rappresentano dei segnali molto importanti nella modulazione dei comportamenti di cura parentale.

I piccoli di topo nascono dopo una gravidanza di circa 20 giorni, con un aspetto quasi fetale e un sistema nervoso ancora largamente immaturo, inoltre i neonati sono sordi e ciechi e vivono in un universo prevalentemente olfattivo e tattile fino al raggiungimento del 12°-14° giorno di vita, dove iniziano a maturare sia il senso della vista che dell’udito. Nonostante le limitate capacità sensoriali, nelle prime due settimane di vita i neonati sono in grado di rispondere sia agli stimoli tattili che olfattivi ed in particolar modo  quando vengono rimossi dal nido ed allontanati dalla madre, emettono vocalizzazioni ultrasoniche, che richiamano le cure materne.

In risposta alle vocalizzazioni emesse dai propri piccoli in seguito ad isolamento materno, le madri sono in grado di attivarsi e lasciare immediatamente il nido, iniziando comportamenti finalizzati alla loro ricerca e al loro recupero. L’attivazione della madre in relazione a tale contesto appare fondamentale per la sopravvivenza dei piccoli, poiché durante le prime due settimane di vita essi non sono in grado di regolare in maniera autonoma la loro temperatura corporea, per cui  necessitano delle cure parentali per poter sopravvivere.

La ricerca ed il ritrovamento dei piccoli da parte della madre, in seguito all’emissione delle vocalizzazioni ultrasoniche emesse dai piccoli, è correlato all’attivazione sia di sistemi sensoriali specifici, in particolar modo il sistema olfattivo ed il sistema uditivo associata sia all’attività di ormoni come gli estrogeni, l’ossitocina e il progesterone che regolano la gravidanza e modulano i comportamenti materni.

di Alessia De Felice