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Sono tanti i criteri per valutare un film considerando gli aspetti che danno valore ad una pellicola.

Un film può avere tutti gli effetti speciali del mondo, ma senza una trama solida non potrà avere molto. Forse il più diffuso metodo di misurazione sono i risultati: che sia il profitto del box-office o i premi raccolti in varie manifestazioni, sono di solito considerati indice di qualità.
Grosso errore da parte di uno spettatore, ovviamente, ma funziona per le case di distribuzione. E poi ci sono film che annoverano risultati e ‘accomplishments’ molto particolari.

Ecco quindi l’unico caso in cui è il film stesso ad avere “ucciso”. Il dipartito altri non è che una delle più grandi icone del cinema americano mai esistite, simbolo degli States in tutto il mondo e, assieme a Clint Eastwood, una delle due figure più famose legate al cinema western: John Wayne.

Non è certamente un’icona recente, ma anche per le generazioni più giovani è quasi impossibile non aver mai sentito nominare neanche una volta il nome di questa leggenda, tale è stata la sua influenza nel mondo del cinema e dei media in generale; per non parlare dell’influenza nella politica del proprio Paese. Un repubblicano conservatore e un ‘vero patriota’, John Wayne era un attivista convinto, altrettanto sostenitore della lotta al comunismo e delle azioni militari degli Stati Uniti, al punto da visitare frequentemente i campi di battaglia dell’esercito americano durante il secondo conflitto mondiale e durante le guerre di Korea e Vietnam.

Wayne ha recitato in film di vario genere, ma è certo che il suo lascito più grande sono i suoi western, nei quali portò una ventata d’innovazione paragonabile solo, appunto, a quella di Clint Eastwood. Una sua famosa massima spiega: “Decisi che avrei recitato un uomo reale al pieno delle mie capacità. Sentivo che molte delle star del western anni ‘20 e ‘30 erano troppo dannatamente perfette. Non bevevano né fumavano. Non volevano mai andare a letto con una bella donna. Non finivano mai in una lite”.

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Controverse erano forse le sue opinioni sull’era coloniale e sugli indiani d’America, ma nel complesso la vita e la carriera di Wayne furono floride e con poche scelte sbagliate. Tra queste ultime, anche quella gli fu fatale.

John Wayne morì di cancro allo stomaco all’età di 72 anni. Ciò che forse pochi sanno, però, è come contrasse la malattia. L’incipit partì da Howard Hughes nel 1956, quando decise di girare un film su Genghis Khan dal titolo «Il Conquistatore». John Wayne dichiarò che vedeva la pellicola come un film western e la figura di Genghis Khan come quella di un pistolero. Possiamo intuire che la scelta del regista per l’attore protagonista non fu esattamente oculata.

Altra scelta non oculata che si rivelò fatale si rivelò il luogo dove girare il film. Venne scelto lo Snow Canyon, nello Utah.

Sebbene una buona scelta utile a ricreare i lontani paesaggi della Mongolia, si palesò terribile considerando che il Canyon si trovava sottovento rispetto alle Yucca Flats, una parte del deserto del Nevada dove gli Stati Uniti avevano testato undici bombe atomiche. L’esposizione fu inevitabile per le tredici settimane di riprese effettuate ma il regista, per mantenere la coerenza col resto del girato, si fece spedire ad Hollywoood 60 tonnellate di sabbia e detriti dallo Snow Canyon. Delle 220 persone della troupe, 91 contrassero il cancro e 46 morirono, tra cui anche lo stesso regista, che morì tormentato dai sensi di colpa.

John Wayne in un certo senso diede la vita per la sua arte. Tuttavia, visto che questo forfeit fu involontario e per un film non dei migliori, si potrebbe considerarlo “un omicidio” commesso dal cinema.

Di Simone Simeone