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Dagli antichi miti greci e romani spesso arrivano esempi di brutali punizioni e morti dolorose. Talvolta invece gli dei si rendono protagonisti di azioni misericordiose e perdonano i loro nemici. È questo il caso dei Cercopi e dello sgarbo che fecero a Eracle. Nella mitologia greca il mito dei Cercopi è uno dei più controversi. Le fonti sono spesso discordanti: secondo alcuni i due fratelli sarebbero originari della regione delle Termopili, secondo altri proverrebbero dall’isola di Eubea o da alcune zone dell’Asia Minore.

Ciò su cui sono tutti d’accordo è l’origine del mito. Figli di Teia e Oceano, erano conosciuti come i più scaltri ladri dell’antichità. Conoscendo i propri figli (i cui nomi sono ancora una volta discordanti: Passalo e Acmone, Olo ed Euribato, Sillo e Triballo) la madre aveva cercato di metterli in guardia da personaggi pericolosi. Uno di questi era Eracle (l’Ercole romano) e la frase con cui Tea li avvertì divenne famosa: “Miei cari sederini bianchi, ancora non sapete chi sia il grande sedere nero”.

I due fratelli, ignorato il consiglio materno, approfittarono della prima occasione per tirare un bello scherzetto a Eracle. Mentre l’eroe era impegnato in Lidia al cospetto della regina Onfale i due gli sottrassero le armi. Non contenti del furto, si tramutarono in mosconi e ronzarono intorno al letto di Eracle per prendersi gioco di lui. Svegliatosi adirato, Eracle catturò i Cercopi e li costrinse a tornare alla loro forma umana. Per punizione li appese a testa in giù a una pertica che portava sulle spalle.

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Da quella posizione i fratelli si trovarono con la testa all’altezza del fondoschiena dell’eroe, che scoprirono essere nero. La pelle di leone che portava era infatti troppo corta per coprire anche i glutei, che risultavano abbronzati dal sole. Invece che essere spaventati i due fratelli iniziarono a ridere a crepapelle; stupito di ciò Eracle chiese loro la ragione di tanto divertimento e venuto a conoscenza della storia non poté che ridere a sua volta.

La simpatia dei Cercopi risultò contagiosa ed Eracle si convinse a lasciarli andare, risparmiando loro una vita di sofferenze appesi a testa in giù. Inevitabilmente però i due fratelli si cacciarono ancora nei guai: secondo la leggenda cercarono di prendersi gioco di Zeus, il capo degli dei, che per vendicarsi li tramutò in pietre. Con tanta pace per il lieto fine.

di Nicola Guarneri