(foto fonte web)

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Antigone, secondo una tragedia di Sofocle, nacque dal rapporto incestuoso di Edipo con sua madre Giocasta. Il re di Tebe, resosi conto di ciò che aveva fatto (uccise il proprio padre pur di poter stare con la madre), si accecò con uno spillo e lasciò la città, affidando i propri figli (Ismene, Eteocle e Polinice) al fratello Creonte, che ereditò anche il trono. Antigone, molto legata a Edipo, decise di seguirlo nel suo peregrinare nell’Africa centrale.

Arrivati presso il bosco sacro delle Eumenidi, al quale era vietato l’accesso ai profani, Edipo decise comunque di sfidare le dee che impersonificavano la vendetta. Appena mise piede nel bosco, le tre dee straziarono il suo corpo, ponendo fine alla sua vita e alle sue sofferenze.

Non a quelle di Antigone, che rimasta sola decise di tornare alla città di Tebe. Era passato diverso tempo dalla sua dipartita e la situazione era pressoché catastrofica: la Guerra dei Sette imperversava e se Eteocle difendeva la città con l’esercito tebano, il fratello Polinice era invece nello schieramento opposto, impegnato a far cadere le mura della propria città natale.

Lo scontro fu talmente violento che quando i due fratelli si incontrarono nella mischia della battaglia si ferirono a morte a vicenda e perirono di fronte alle porte di Tebe. Adirato con il nipote traditore, Creonte ordinò la sepoltura per Eteocle ma non per Polinice, condannando la sua anima a vagare per l’eternità. Antigone, che aveva un cuore grande, non poteva sopportare la dannazione eterna del proprio fratello e di nascosto lanciò sul suo cadavere una manciata di polvere, gesto sufficiente a garantirgli la salvezza.

Venuto a conoscenza del tradimento, Creonte, che non si voleva sporcare le mani con un’altra morte, ordinò che Antigone fosse murata viva in un sotterraneo, con sufficienti viveri per sopravvivere a lungo. A nulla valsero le proteste del figlio Emone, promesso sposo di Antigone; colui che fece cambiare idea a Creonte fu l’indovino Teresia, che preannunciò l’arrivo di una maledizione se i cadaveri non fossero stati seppelliti.

Dopo la sepoltura di Polinice, il re ordinò la liberazione di Antigone, che nel frattempo si era impiccata; Emone non perdonò il padre per aver perso la sua amata e dopo aver cercato di ucciderlo si pugnalò a morte. Scoperta la notizia, anche Euripide, la moglie di Creonte, si tolse la vita, lasciando il re solo con la sua città.

di Nicola Guarneri