(foto fonte web)

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Il 9 Marzo in Italia sono stati presi provvedimenti importanti riguardo le cure mediante la somministrazione delle cellule staminali, per ben 26 casi di persone che soffrono di malattie neurodegenrative ed usufruiscono di protocolli con le cellule staminali ancora in fase di sperimentazione, come il metodo della Onlus Stamina Foundation del Prof. Davide Vannoni. Tra questi casi quello che ha riscosso parecchi dissensi tra la popolazione italiana, è quello di Sofia, di tre anni, affetta da una grave malattia genetica, la leucodistrofia metacromatica, che ad oggi non conosce cura.

La piccola Sofia dal 2012 ha iniziato la cura ancora in fase di sperimentazione, del Prof Vannoni della Stamina, nonostante abbia ricevuto una singola somministrazione di cellule staminali sono stati denotati miglioramenti clinici, ma il Ministero della Salute con la Magistratura di Firenze hanno deciso di bloccare la cura per le potenziali conseguenze dannose della terapia. Così come per il caso di Sofia, altre persone in Italia affette da malattie neurodegenerative che ricorrono alla cura con le cellule staminali, hanno visto interrompersi bruscamente la terapia con conseguenze gravissime.

Dopo non poche proteste, Il ministro della Salute Renato Balduzzi si è personalmente accertato in seguito ad un colloquio con i genitori di Sofia, di procedere nuovamente all’uso della terapia con le staminali, seguendo il trasferimento del  materiale e del personale specializzato alla somministrazione delle staminali secondo il metodo Stamina, dall’Ospedale Civili di Brescia all’Ospedale Maggiore di Milano, dall’11 Marzo la bambina potrà riprendere le cure.

In Italia le cure alternative con il metodo delle cellule staminali riscuotono ancora parecchi dissensi, sia per le problematiche dal punto di vista etico, che per la validità intrinseca del metodo come cura per le malattie genetiche e neurodegenerative.

Le cellule staminali sono cellule che manifestano un “destino non ancora deciso”, ciò significa che possono andare incontro ad un processo chiamato differenziamento durante il quale potranno originare cellule di origine diversa. Attualmente l’uso delle cellule staminali embrionali a scopi terapeutici non è ancora validato, sia per la scarsa conoscenza dei meccanismi che regolano l’attività di queste cellule, che per la loro intrinseca tendenza a produrre tumori.

L’obiettivo a lungo termine della ricerca è quello di sviluppare, a partire da cellule staminali embrionali, cellule differenziate che possono sostituire così quelle difettose. Essendo l’utilizzo di embrioni una questione di grande controversia in termini etici, gli scienziati di tutto il mondo cercano altre fonti di cellule staminali, la ricerca sembra essersi fermata alla cellule staminali localizzate nel midollo osseo degli adulti che sembrano essere potenzialmente in grado di differenziarsi in diversi tipi cellulari.

 E’ su questo principio che si basa il metodo Stamina del Prof. Vannoni: la scoperta delle cellule staminali mesenchimali adulte, localizzate sia nel midollo osseo ma anche in maniera più ubiquitaria (ad esempio dal sangue del cordone ombelicale, dalla placenta o dal tessuto adiposo) che presentano capacità autorigenerative e sono in grado di differenziare originando cellule appartenenti a tessuti mesenchimali diversi, quali il tessuto osseo, il tessuto cartilagineo ed il tessuto adiposo.

Recentemente è stato dimostrato che mantenendo alcune particolari condizioni di somministrazione, le cellule mesenchimali possono differenziarsi in tipi cellulari appartenenti a tessuti con diversa origine embrionale, quali il tessuto nervoso e quello epatico.

Il metodo Stamina prevede l’estrazione delle cellule staminali dalla parte spugnosa dell’osso, con l’identificazione di ben cinque tipi diversi di cellule staminali mesenchimali, le quali vengono lavorate prima di essere inserire nel tessuto dove andranno incontro a differenziamento.

Ad oggi, manca ancora di validità scientifica ma i risultati clinici sembrano essere particolarmente promettenti, purtroppo la gravità di alcune malattie neurodegenerative e genetiche richiede la tempestività di un intervento come nel caso di Sofia, ci auguriamo di poter constatare al più presto miglioramenti nei pazienti che ricorrono a questa terapia.

di Alessia De Felice

Citazioni Bibliografiche:

http://www.tempi.it/perche-sofia-non-potra-piu-curarsi-a-brescia-stamina-foundation-sperimenta-direttamente-sulle-persone#

http://www.ilsussidiario.net/News/Cinema-Televisione-e-Media/2013/2/24/LE-IENE-SHOW-Anticipazioni-Davide-Vannoni-intervistato-sulle-cure-con-le-cellule-staminali-24-febbraio-2013/366625/;

http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/13_marzo_9/staminali-stamina-ok-ministero-da-brescia-a-ospedale-maggiore-milano-212101553317.shtml;

http://www.staminafoundation.org/;