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Se davvero ci fermassimo per un attimo a pensare quanto la nostra vita sia piccola davanti al mondo e agli eventi che non dipendono direttamente dalla nostra volontà (alcuni lo chiamano destino) forse vivremmo tra continue crisi d’ansia, profonde e avvilenti. Con il senno di poi è più facile razionalizzare, più opportuno vivere inconsapevolmente questa certezza.

Chi pensa davvero a quanto sia pieno di vita l’istante in cui allacciamo le stringhe delle scarpe da jogging, scegliendo magari la musica che accompagnerà la nostra personale sfida contro l’invecchiamento, se l’attimo successivo, pochi minuti dopo, il tuo corpo come una scatola vuota giace lungo la via di quel sentiero che solo alcuni giorni prima avevi percorso fiero, tornando a casa, poi la doccia rilassante e la cena.

Mercoledì sera sulla banchina del lungotevere Testaccio a Roma, la folla che di solito fruisce brulicando è tutta raccolta immobile; un uomo giace sull’asfalto; calzoncini gialli, scarpe da tennis, le chiavi di casa legate al collo, lo spettro di un malore improvviso è la più plausibile tra le spiegazioni degli spettatori.

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La polizia si fa largo aprendo un varco tra i curiosi scortando il medico legale verso quel cadavere, auspicando che lo stesso possa raccontare qualcosa di quella morte eclatante lungo la strada. Si chiamava Daniele Lo Presti, molti lo conoscevano come “johnny”, aveva 42 anni e faceva il fotografo di professione. Origini calabresi ma ormai romano d’adozione, contava numerose collaborazioni con agenzie rinomate tra cui La Presse.

La sconcertante verità dopo una prima analisi del corpo; il fotografo dei vip, il paparazzo, famoso cacciatore di quelle scappatelle che inondano le riviste patinate del nostro paese è stato ucciso, freddato senza pietà con un colpo preciso esploso alla nuca. Congelata la scena del crimine gli investigatori cominciando il gioco dei tasselli per ricostruire l’accaduto.

Alcuni giorni dopo il tragico evento l’autopsia confermerà trattarsi di un colpo di pistola calibro 7,65 esploso non a bruciapelo, l’ogiva estratta dalla scatola cranica di Daniele sarà analizzata dagli esperti di balistica per studiare una verosimile ricostruzione dell’omicidio, partendo dai dati importanti della distanza di sparo e dell’angolazione di tiro.

L’ipotesi di un’esecuzione nata per colpa di “foto scottanti” non appare per nulla plausibile. “johnny” era una persona che a detta di amici e parenti sosteneva ritmi frenetici, viaggi frequenti, uno di quelli che la vita l’aggrediva, la prendeva a morsi con tutti i risvolti positivi e negativi che ne potevano scaturire; nel 2009 per una storia di donne la sua auto fu ritrovata carbonizzata.

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Nella vicenda non sembra però attirare la sua personale esuberanza quanto invece il collegamento con la morte, neanche un mese fa, di un collega di Lopresti, pure lui collaboratore di La Presse, Danilo Cerreti, morto in un incidente poco chiaro a Porta Ardeatina in pieno giorno. Del caso, “profeticamente” se ne occupò anche Chi l’ha Visto. Il presentimento è che tra i due fatti possa esserci un legame ancora ignoto.

Dalle deposizioni raccolte è certo che nel pomeriggio del giorno della sua morte Daniele ebbe un acceso litigio tanto da destare la curiosità del vicino che da dietro le pareti confinanti di casa riuscì perfettamente a sentire le imprecazioni telefoniche. Secondo le ricostruzioni l’uomo esce alle 16.30 dal suo appartamento al terzo piano di via portuense 145, ha un appuntamento con alcuni amici per andare a correre.

Il fotoreporter comincia la sua corsa sul lungotevere ma non supererà mai la volta di Ponte Testaccio perché li il suo assassino lo fredderà. Una pista che non viene in alcun modo accantonata è quella dei debiti evidenziata sempre da amici e parenti che pur di far luce sul misterioso delitto sono costretti a tirano fuori ogni tipo di vicenda privata; e di debiti ancora pendenti il fotografo purtroppo ne aveva una serie.

Cosa ha spinto questo sicario invisibile ha “gridare” la morte del fotografo in pieno centro? Quale onta compensabile solo con la vita ha interrotto per sempre la corsa di Daniele?

di Alberto Bonomo