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Capita molto spesso di svegliarsi la mattina e leggere sulle prime pagine dei giornali notizie di malasanità che sconvolgono il nostro Paese. Casi di errori medici costati la vita a tante, troppe persone. Episodi del genere contribuiscono a ridurre la fiducia che i pazienti costantemente investono nell’istituzione della sanità, il fulcro di una qualsiasi società civile.

Proprio per il forte impatto emotivo che queste storie hanno sulla gente, i media non possono esimersi dal riportare testimonianze di chi invece deve la propria vita al sinergico e straordinario lavoro di équipe multidisciplinari. È accaduto questo ad un giovane uomo trentottenne di Grosseto, affetto da fibrosi cistica.

In seguito ad un peggioramento della malattia l’uomo è stato trasferito dall’ospedale di Grosseto ( luogo nel quale ha sempre svolto le cure dalla nascita) a Firenze nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Careggi. I medici hanno sottoposto il paziente al trattamento di “ECMO”, una procedura che consente di poter arrivare al trapianto. In seguito è avvenuto il trasferimento presso il Policlinico di Siena (Santa Maria alle Scotte) dove è partita la richiesta d’urgenza nazionale di polmoni compatibili.

Dopo cinque giorni si riaccende la speranza, i polmoni compatibili arrivano da Teramo e a Siena (unico centro trapianti polmoni della Toscana) avviene il trapianto. Non è difficile immaginare la complessità del percorso terapeutico vissuto dal giovane di Grosseto, un lento cammino che per un mese intero lo ha reso partecipe del tragico duello tra la vita e la morte.

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Ma come avviene in tutte le partite importanti, quelle in cui si attende il risultato trattenendo il fiato, a fare il tifo per il trentottenne oltre ai familiari vi era tutto il personale della terapia Intensiva Cardiotoracica, che con grande dedizione e professionalità ha atteso e sperato. Cosi è stato, passati i trenta giorni è stato ritenuto superato il pericolo e disposto il trasferimento presso la degenza della Chirurgia toracica e attualmente è affidato alle cure dello staff di malattie respiratorie e trapianto polmonare.

Il primario Luca Voltolini, che ha seguito interamente la vicenda, ha manifestato il suo orgoglio nei confronti di luna lavoro di squadra che si è dimostrato vincente e inoltre ha sottolineato la buona volontà del paziente che non ha mai smesso di lottare e credere di aver davanti ancora un futuro da vivere.

La fibrosi cistica è una malattia genetica dalla quale non si può guarire ma attraverso il trapianto, il trentottenne oggi ha polmoni sani che non saranno più attaccati dalla grave malattia. La scelta di raccontare questa storia va al di là del dovere di cronaca, rappresenta un messaggio di speranza destinato a tutti coloro che hanno smesso di credere nella sanità italiana a causa di episodi che hanno avuto epiloghi decisamente diversi. Auspicare un lieto fine anche nei casi più disperati è la prima forma di vittoria, contro un nemico apparentemente inalienabile!

di Roberta della Torre