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(foto fonte web)
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I malati hanno diritto a decidere sulla propria vita? 50.000 firme potrebbero rendere positiva la risposta. Ne occorrono almeno tante, autenticate e certificate, per poter presentare e discutere in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare, che dal 15 marzo sta riscuotendo crescenti consensi in tutta Italia, avente per oggetto: rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia.

Nel 1985 il socialista Loris Fortuna, padre del referendum sul divorzio, porta per la prima volta all’attenzione del Parlamento italiano il problema eutanasia. Ma il Paese, distante nell’ affrontare la questione sulla dignità della vita nel suo momento terminale, getta la proposta nel vuoto.

Quindici anni dopo, sarà l’onorevole Giuliano Pisapia a riprendere l’argomento, firmando per primo un testo avente come oggetto “interruzione volontaria della sopravvivenza”. Sulla scia del “caso Welby”, decine di proposte di legge sono state poi presentate, quasi tutte prematuramente bloccate in esame nelle commissioni di Giustizia e Affari Sociali, per tentare di disciplinare eutanasia, testamento biologico, accanimento terapeutico e consenso informatico.

Oggi, un altro tentativo è in corso: l’associazione Luca Coscioni, con la campagna di raccolta firme “Eutanasia legale”, si pone l’obiettivo di arrivare ad una legislazione che consenta di “concludere la vita con responsabilità e coscienza” attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare.

“Una legge che serva anche a chi vuole prolungare la propria vita, – spiega Mina Welby, moglie di Piergiorgio e sostenitrice dell’iniziativa – perché una volta per tutte i cittadini possano esprimersi liberamente quando sono ancora coscienti”.

La proposta, sottoscrivibile fino al 14 settembre presso gli uffici dei Comuni aderenti all’iniziativa e i punti istituzionali che l’associazione e altri volontari predisporranno nelle piazze, si articola in tre punti: la possibilità di rifiutare terapie da parte di persone coscienti e senzienti; la validità del testamento biologico, ovvero la possibilità di esplicitare anticipatamente la propria volontà riguardo le cure in caso di malattie che rendano i pazienti incapaci di intendere e di volere; la liceità dell’eutanasia in casi di malattie molto gravi e inguaribili, con previa decisione di un medico.

Oltre ad accogliere il grido disperato di chi alle proprie sofferenze psico-fisiche non vuole sopravvivere, la campagna si propone l’obiettivo di rappresentare attraverso una legge quel 64,6% di italiani che, a detta dell’ultimo Rapporto Eurispes, è favorevole all’eutanasia. Percentuale che sale al 77,3% per il diritto a redigere il proprio testamento biologico.

Proposta shock per coloro che ritengono l’eutanasia moralmente inaccettabile; legittima, invece, per chi vuol dar penna oltre che voce alla libera scelta.

di Annalisa Ianne