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Adesso siamo pronti. Qualcuno ha deciso che, facendo molta attenzione, è possibile scoprire con cura, quel velo di mistero che da 33 lunghi anni aleggia sulla strage di Ustica. Adesso la soluzione di questo rompicapo fatto di rottami arrugginiti, vecchie carte ingiallite e pile di fascicoli impolverati prende forma. A piccole dosi la verità viene a galla restituendo rispetto e dignità alle 81 vittime innocenti e alle famiglie che ancora oggi piangono i loro cari.

Era gennaio quando la Terza sezione civile della suprema Corte di Cassazione si apprestava a scrivere una pagina importante nella storia di questo inspiegabile disastro aereo nei cieli sopra Ustica il 27 giugno 1980: “È abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile”.Non sembra vero, dopo anni di fumo negli occhi e insabbiamenti, un’implacabile sentenza andrebbe a confermare il filone d’indagini della procura di Roma condotte nel 2008, dopo l’acquisizione d’informazioni ottenute durante il colloquio con Francesco Cossiga; l’allora presidente del Consiglio dichiarò che fu informato dai servizi segreti di una scottante verità.

Un missile “a risonanza” e non a impatto (come si pensò) lanciato da un velivolo dell’Aeronaval, decollato dalla portaerei francese Clemenceau, aveva colpito e abbattuto il DC-9 Itavia. Undici bambini persero la vita nel volo IH870 diretto da Bologna a Palermo. Oggi, ad appena tre mesi dalla sconvolgente vittoria processuale per l’associazione parenti delle vittime di Ustica, un altro tassello importante sembra incastrarsi in questo mosaico in cui i piccoli frammenti cominciano davvero a disegnare qualcosa.

E’ la voce di uomo che racconta con le parole ciò che videro i suoi occhi quella sera maledetta: “Sorvolai i cieli di Ustica al comando di un volo di linea Alitalia, il giorno prima e, ancora, qualche minuto prima che accadesse la tragedia Dopo alcuni minuti dal decollo dall’aeroporto di Palermo, sotto di me notai una flottiglia di navi: una che sembrava una portaerei e almeno altre tre-quattro imbarcazioni.Ho commentato con l’altro comandante questa presenza e quando seppi della tragedia, pensai subito a quell’addensamento navale”. Pochi stralci di un’audizione durata delle ore; silenzio assoluto per il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pubblico ministero Erminio Amelio dopo la secretazione del verbale.

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Il super testimone è una fonte più che attendibile; nell’anno della Strage lavorava come pilota all’Alitalia dopo aver avuto una lunga carriera nell’aeronautica militare. Esperto di “intelligence”, per anni il suo compito fu di decodificare i messaggi Nato e istruire le reclute nel riconoscimento sagome o “ombre” degli aerei nemici.

Non ci sono dubbi secondo le sue ricostruzioni sulla presenza di quella portaerei con flotta al seguito sul Tirreno; “Da 8000 metri di quota non seppi distinguere la nazionalità della portaerei e delle altre quattro barche, ma di sicuro non si trattava di pescherecci”; inspiegabile dunque il motivo per cui quelle navi di cui non è stato possibile identificare lo stato di appartenenza non abbiano lasciato traccia in nessuna delle carte ufficiali o dei tracciati radar (tralasciando ovviamente gli stralci dei tracciati radar misteriosamente scomparsi).

Che cosa faceva quella flotta in acque italiane? Esercitazioni militari forse? Contestualmente alle nuove informazioni acquisiste è partita la rogatoria allo stato francese; esplicita la richiesta di assistenza giudiziaria indirizzata alla Francia, la procura di Roma sarà impegnata ad analizzare alcune delle risposte ottenute.

Dopo le inquietanti rivelazioni, il super testimone ricorderà tutti i tentativi, sempre vani, di comunicare con chi si occupò del caso. Nessuno gli diede la possibilità di essere ascoltato, come se le sue parole non fossero importanti, come se la sua verità non fosse quella da far risalire a galla con i rottami; poi i lunghi anni di silenzio e ora l’invito della procura di Roma.

Questa volta quell’uomo non si sarebbe fatto scappare l’opportunità di poter dire cosa realmente avessero visto i suoi occhi; cosciente del fatto che chiunque abbia provato a far luce su questa triste storia ha pagato, anche con la vita, un segreto troppo pesante. Il maresciallo dell’aeronautica Dettori e il colonnello Marcucci, il primo trovato impiccato, l’altro precipitato in uno strano incidente aereo, sono due esempi di cosa significhi essere detentore di verità inconfessabili; poche ore fa la notizia della riapertura dei fascicoli di queste strane morti. Dopo anni di pioggia lentamente le nuvole sopra i cieli di Ustica sembrano diradarsi?

Attendiamo fiduciosi la parola fine ma ancora è presto.

di Alberto Bonomo