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(foto fonte web)
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L’indagine è stata possibile grazie all’aiuto della Protezione Civile. Ecco la mappa della zona a rischio.

«Quando si apre un pertugio nella strada non bisogna stare attenti solo a non intercettare tubi, ma studiare a monte la situazione idrogeologica del terreno su cui si lavorerà per evitare danni imprevedibili». Questa è la regola dettataci da un membro della Protezione Civile del Quarto Municipio prima di elencarci una serie di episodi avvenuti dopo l’apertura del cantiere della Metro di piazza Capri.

La spiegazione segue la mappatura della foto dividendo le possibili cause in rosso e gli storici degli effetti in blu. In un terreno già predisposto a smottamenti infatti, il costruttore Salini ha finanziato un lavoro – il numero 2 nella foto – che è cominciato 8 anni fa e difficilmente vedrà la luce a breve.

Gli addetti ai lavori ci hanno assicurato che il pozzo è profondo 70 metri e per scendere gli operai usano ovviamente la maschera d’ossigeno. Al cantiere della Metro si è aggiunto anche un altro dissesto: nel marciapiede di fronte sono state costruite alcune case – contraddistinte dal numero 1 – sbancando la collina che sorgeva prima delle stesse.

Passando agli eventi accaduti negli ultimi anni, il bar su via Pantelleria – numero 6 in foto – limitrofo alle case almeno dal 2010 non ha l’acqua fredda se non dopo averla fatta scorrere per un quarto d’ora. Nel palazzo di fronte c’è la posta – numero 3 – il cui marciapiede è sprofondato così come quello della profumeria (numero 4) a febbraio 2012 quando si aprì una voragine nel terreno. 3 anni fa è toccato lo stesso destino alla tintoria di via Monte Senario – numero 10 – con una buca profonda 6 metri.

Al numero 5 c’è la macelleria Amici che a fine gennaio 2013 ha subito un allagamento proveniente dall’apertura di una fessura nel marciapiede. Nello stabile contraddistinto dal numero 9, la stessa Protezione Civile ha misurato la pressione dell’acqua fornendo un valore di 0,8 al cospetto di un valore normale che si attesta intorno al 2: all’ultimo piano infatti, dal rubinetto esce un filo d’acqua.

Al numero 11 le continue infiltrazioni nel palazzo, hanno provocato alcune muffe nei muri che sembrano essere molto pericolose per l’organismo: i residenti hanno spesso sofferto di polmoniti. Nell’edificio 7 il piano terra è stato oggetto di lavori di anni senza riuscire ad ottenere una causa delle infiltrazioni e gli operai hanno lasciato il pavimento del proprietario di casa irregolare.

Chiude il cerchio lo stabile di via Monte Bianco 114 di proprietà della Regione Lazio che è immerso in più di due metri d’acqua come dimostrano le immagini dello scorso numero. Si noti bene che in tutti questi casi non si parla mai di tombini otturati o di problemi di acque piovane ma solo di acque chiare che provengono quindi dal sottosuolo smosse dai continui lavori della zona.

E’ chiaro che servono ispezioni tecniche mirate a non permettere altri cedimenti soprattutto negli edifici su via Monte Bianco che essendo in salita non dovrebbero subire gli effetti relativi a falde acquifere e che invece dopo l’ennesima toppa che hanno provato a mettere gli operai mandati dalla Regione, sono i primi che stanno pagando le conseguenze di una problematica mal gestita.

di Daniele Pellegrino
daniele.pellegrino@vocequattro.it