Spread the love
(foto fonte web)
(foto fonte web)

Da sempre, fin da quando  lo si apprende nei primi anni di scuola, ogni essere umano vanta la consapevolezza di essere l’ultimo stadio di un ciclo evolutivo durato millenni. Un’evoluzione che progressivamente coinvolge il corpo e la mente portando al raggiungimento dello status di Homo Sapiens. Un traguardo questo che ci consente di ostentare superiorità, rinnegando anche solo l’idea di far parte dello stesso albero genealogico delle scimmie. Si oppone a tale credenza diffusa Gerald Crabtree, un genetista dell’ università di Stanford.

Secondo il ricercatore l’espressione “come un cavernicolo” potrebbe trasformarsi oggi in un complimento nei confronti dell’uomo del 2012, sempre più indirizzato verso una retrocessione genetica. Il motivo di tale involuzione sarebbe da ricondurre al sopravvento della tecnologia che rischia giorno per giorno di atrofizzare le capacità intellettive, portando come naturale conseguenza la proliferazione di tanti automi tecnologici.

Crabtree  porta a sostegno della sua tesi l’incapacità dell’uomo moderno di risolvere i problemi che ruotano intorno ad esso. I nostri antenati davanti alle difficoltà hanno aguzzato l’ingegno e creato soluzioni. La colpa sarebbe da ricondurre ad una selezione naturale maggiormente permissiva al contrario di quella che in passato consentiva solo alla specie più forte di sopravvivere.

Secondo il ricercatore il rischio che in futuro l’intelligenza umana diminuisca sempre più è veramente alto.

Il parere del professore Boncinelli
La teoria avanzata dallo studioso americano non è condivisa dal professore Edoardo Boncinelli che sostiene l’esatto contrario, ovvero la continua evoluzione intellettiva del genere umano. L’analisi condotta da Crabtree trova pieno accoglimento solo nel caso degli animali, che cercano di adattarsi all’ambiente circostante. Gli ultimi studi confermano che il quoziente intellettivo da 200 anni a questa parte è in continuo aumento, la causa è da attribuire ad un ambiente più sano che facilita oltre alla crescita del corpo quella dell’intelligenza.

Boncinelli ritiene quindi che l’uomo del futuro sarà sempre capace di stupire e di inventare anche se non si può non ammettere il fatto che nella nostra società la stupidità a volte non venga punita ma addirittura paghi.

Ai posteri l’ardua sentenza?
Difficile trovare una giusta collocazione all’interno di questo dibattito, le teorie sull’evoluzione e sulla retrocessione genetica esibiscono  equamente i loro pro e i loro contro, forse perché privi di obbiettività saremmo propensi a concordare con il professore Bonicelli, perché mai ci piacerebbe abbandonare il nostro primato di animali intelligenti. Se invece ci facciamo travolgere da un’ondata di pessimismo giungiamo alla desolante conclusione che una retrocessione intellettiva forse è in sintonia con il clima di crisi che da tempo ci circonda.

Proprio con l’intento di preservare quel pizzico di sapienza che ci è stata tramandata forse la cosa più opportuna da fare sarebbe quella di lasciare in sospeso questa laborioso verdetto assegnandolo a chi ci sarà dopo di noi. L’uomo del 2012 è il genio della tecnologia o l’emblema della stupidità? Sulla scia degli insegnamenti del Manzoni affidiamo ai posteri l’ardua sentenza.

di Roberta della Torre