Spread the love
(foto fonte web)
(foto fonte web)

Secondo recenti studi della multinazionale Maglam International Defense, il rischio di infiltrazioni nei software privati è ormai cresciuto a dismisura.

I bersagli preferiti dei pirati informatici non sono più solo i siti internet delle imprese, bensì le cosiddette “infrastrutture strategiche”, le aziende che venendo disturbate, coinvolgono altri settori produttivi che da quella dipendono.

Siamo nel 2013 e la guerra non è solo per le strade, ora corre in rete. E come possono le imprese difendersi dagli hacker che tentano di penetrare nel proprio sistema operativo? Semplice, con altri hacker.

Il pericolo della pirateria informatica è stato al centro del dibattito portato dalla Maglam, multinazionale israeliana, in una conferenza alla Sapienza di Roma, nell’ambito degli incontri per il Cyber Warfare Conference.

Statistiche

Le cifre ‘sparate’ su studenti e curiosi sono da capogiro: si parla di attacchi raddoppiati solo nell’ultimo anno e che entro dicembre potrebbero arrivare alla cifra record di 35 mila. Il pericolo maggiore, per le imprese colpite, è ovviamente quello di perdere denaro: si è citato, per l’appunto, un caso a Roma in cui un attacco hacker avrebbe fatto rimettere quasi 2 milioni di euro a un’impresa locale.

E il rischio che altri gruppi facciano la stessa fine è molto alto: tramite accurate simulazioni, infatti, si è stimato che addirittura l’80% delle imprese italiane sono vulnerabili e potrebbero essere facilmente preda dei pirati della rete.

Ma come fare a combattere questi cervelloni del computer? Con geni informatici simili a loro, ovviamente.

L’hacker buono

Negli ultimi tempi, infatti, si sta formando la figura che per le imprese corrisponde all’hacker buono. I possessori di un software a rischio non fanno altro che assumere giovani laureati in ingegneria informatica e utilizzarli come una muraglia che impedisca gli attacchi dall’esterno. Una sorta di esercito informatico che previene l’invasione nemica a colpi di bit.

«Bisogna prevenire, perché ad attacco compiuto è troppo tardi – ha spiegato un funzionario della Maglam all’Università di Roma – non esistono limiti ai danni che potrebbe causare un attacco informatico organizzato». La memoria va ad Anonymous, il segretissimo gruppo di pirati informatici che sta scombussolando la rete con i suoi sempre efficaci attacchi. Le ultime grosse operazioni di Anonymous hanno colpito l’Enel, l’Agcom, Trenitalia ed Equitalia, ma anche diversi politici italiani, i siti di alcuni ministeri e della polizia.

La guerra è dichiarata e ora, per proteggersi dai pirati, imprese e infrastrutture varie hanno deciso di combattere sullo stesso fronte, quello di internet. La lotta tra hacker buoni e hacker cattivi è appena cominciata.

di Luca Romeo