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 Complesso, straordinario e pieno di risorse: è il nostro cervello.


Il cervello umano presenta un’organizzazione complessa sia dal punto di vista strutturale che funzionale, con le varie aree cerebrali che si interconnettono tra loro e lavorando insieme per eseguire diverse funzioni.

Le più recenti tecniche di visualizzazione cerebrale (neuroimaging), permettono di visualizzare in maniera non invasiva, l’impatto che alcuni processi mentali hanno sull’attività cerebrale, le modifiche che questa subisce ogni qualvolta il cervello esegue un compito specifico.

In questo modo è possibile visualizzare cosa si verifica nel cervello umano nel momento in cui siamo impegnati nello svolgere determinate azioni, quando siamo sottoposti a dei stimoli percettivi, oppure come reagisce il cervello quando si assumono delle sostanze che agiscono sui circuiti cerebrali.

 Neuroimaging

 Attraverso il neuroimaging è possibile inoltre confrontare l’attività cerebrale di un’area rispetto alle altre, misurando l’afflusso di sangue che arriva in quel dato istante; quando un’area cerebrale si attiva, richiede un dispendio energetico maggiore richiede un dispendio energetico maggiore rispetto ad un’area inattiva, quindi valutando l’apporto di ossigeno e glucosio è possibile capire in un dato istante quali aree cerebrali sono attive nel momento in cui si svolge una funzione.

Attraverso queste tecniche innovative di neuroimaging un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, è riuscito ad analizzare il comportamento del cervello umano quando una persona sta dicendo una bugia. Il team costituito da Alice Proverbio, professoressa associata di Psicobiologia e coordinatrice della ricerca condotta assieme a Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni, ha condotto uno studio clinico innovativo ed interessante su un gruppo di studenti universitari.

 Macchina della verità

 Il principio di base su cui lo studio si fonda è associato al compito svolto dalla classica macchina della verità, la quale è in grado di valutare se una persona sta dicendo la verità in relazione alle variazioni del battito cardiaco e dei livelli di sudorazione. In realtà però la variazione di questi parametri potrebbe essere correlata ad uno stato ansioso del soggetto sottoposto ad una situazione stressante come un interrogatorio, quindi l’aumento del battito cardiaco non è necessariamente correlato alla colpevolezza di un soggetto.

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Lo studio è stato condotto su 25 studenti universitari volontari – 12 maschi e 13 femmine – ai quali sono state sottoposte 296 domande, in cui veniva simulata la situazione stressante di un interrogatorio; è stato richiesto ad ogni partecipante di mentire o dire la verità anche in contesti piuttosto imbarazzanti, mentre speciali cuffie dotate di 128 rilevatori, monitoravano l’attività elettrica del cervello.

 I dati

I risultati hanno evidenziato l’attivazione specifica di alcune aree cerebrali: la corteccia frontale e pre-frontale dell’emisfero sinistro e la corteccia cingolata anteriore nel momento in cui si cerca di affermare la verità,ma si sta producendo un’informazione falsa.

Inoltre sembra esserci un marcatore che non lascerebbe adito a dubbi e che verrebbe espresso nel momento in cui si sta dicendo una bugia: si tratta di una risposta bioelettrica prodotta dal cervello, la N400, legata al tentativo di sopprimere l’informazione considerata vera. Sembrerebbe che la N400 sia assolutamente un indice di espressione correlato alla situazione di ansia che si prova quando si è sottoposti a delle situazioni stressanti e si è consapevoli di non dire la verità.

In questo modo attraverso la registrazione dell’attività elettrica del cervello si può evidenziare sia

l’impatto emotivo che determinate situazioni esercitano sul cervello umano, sia il comportamento che ne deriva dal tentativo di manipolare l’informazione.

L’attività elettromagnetica del cervello sicuramente è un indice molto più affidabile della variazione

dei parametri fisiologici registrati dalla macchina della verità, per questo motivo le tecniche di neuroimaging stanno già facendo la loro comparsa all’interno dei Tribunali degli Stati Uniti.

 

di Alessia De Felice