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È incredibile il numero delle donne che vengono quotidianamente pestate, violentate, uccise dai propri compagni o mariti. Alla fine quasi ci si abitua e tante vittime finiscono dimenticate, lasciando vita facile ai loro aguzzini, spesso in libertà dopo pochissimo tempo.          

Uccisa nella notte tra il 2 e il 3 aprile del 2001 a Lurate Caccivio (Co) dal suo convivente Bruno Cavallaro, Ida Rebai aveva 61 anni, di 10 anni più giovane di lei. L’uomo, con svariati precedenti specifici, si difese affermando che non voleva ucciderla, ma solo darle una “sfracca” di botte. Si difese, si badi bene, come se il voler riempire di botte una donna, per giunta più anziana, fosse una scusante.

Il reato

Assurda la richiesta di omicidio preterintenzionale: Cavallaro avrebbe picchiato la donna solo perché colpevole di essersi fatta derubare da un magrebino di 300.000 lire e del telefono cellulare che lui stesso le aveva regalato qualche giorno prima.  Colpa imperdonabile. Anziché confortarla per il furto subito, l’aveva colpita ripetutamente con calci e pugni fino a procurarle lesioni che la notte del sei aprile la portarono alla morte.

Proprio il lasso di tempo trascorso dall’aggressione al decesso Cavallaro avrebbe picchiato la donna perché si era fatta derubare da un magrebino di 300.000 lire e del telefono cellulare che lui stesso aveva regalato qualche giorno prima alla convivente. Per questo l’avrebbe colpita ripetutamente con calci pugni fino a procurarle quelle lesioni che la notte del sei aprile l’hanno portata alla morte. E, assurdamente, proprio il fatto che la povera donna sia sopravvissuta qualche giorno, anziché morire immediatamente significò la non volontarietà di uccidere.

Il processo

L’uomo, infatti,  in seguito al processo avvenuto nel settembre del 2001, se la cavò con soli dieci anni, dopo aver chiesto il rito abbreviato. IL Pubblico Ministero di Como Antonio Nalesso aveva invece chiesto 18 anni. Invece il giudice Valeria Costi optò per la pena ben più lieve. Lascia molto perplessi, da parte di una donna.  «Troppo poco», commentò la sorella della povera Ida.

Oggi Bruno Cavallaro è in giro per Lurate Caccivio, lo stesso paese dove vive un’altra delle sue ex, scampata alle botte ricevute dall’uomo durante il loro rapporto. I due si sono già incrociati sulla soglia dello studio di un dottore, che entrambi hanno come medico di base. E qui troviamo un’altra follia: com’è possibile che i due possano avere lo stesso medico curante? Com’è possibile che quest’uomo viva ancora nel luogo dove vivono i parenti della donna da lui uccisa e almeno una delle sue ex?

L’uomo ha ampiamente dimostrato di avere la mano pesante facile con le donne, di non farsi scrupoli nemmeno quando vi è disparità di età.

Nulla è stato tenuto in considerazione. Nemmeno deve sottoporsi a qualche terapia psicologica, nulla. Speriamo davvero di non doverlo rivedere ben presto in cronaca nera per averne massacrata un’altra.

di Paola Pagliari