(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Dall’omonimo libro di memorie del 1853, prossimamente sul grande schermo “12 Years A Slave”. 

Il nome Solomon Northup ai più non ricorderà proprio niente. Eppure la sua storia è una di quelle vicende che lascia senza fiato, così piena di stravolgimenti, imprevisti e dolore, tanto che è quasi irreale pensare che tutto sia accaduto in un’unica vita.

Mezzo uomo, mezzo schiavo

Luglio 1808. Solomon Northup, afroamericano, nasce come uomo di condizione libera a Minerva (New York). Suo padre, Mintus Northup, era uno schiavo nero impiegato presso la famiglia Northup, allora residente a Rhode Island. Da qui l’origine del cognome, dato che era consuetudine che gli schiavi prendessero lo stesso cognome dei loro proprietari. Poco dopo la nascita di Solomon, i Northup bianchi si trasferirono con i loro schiavi a Hossic (New York), dove, qualche anno più tardi, Mintus morirà.

Per volontà dei suoi proprietari, il giovane Solomon fu reso uomo libero, e questo gli permise di continuare a rimanere alla ex fattoria del padre, leggendo libri, studiando il violino e quindi di crescere come una persona libera e acculturata. Nel 1829 si sposerà con Anne Hampton, da cui avrà tre figli.

Lavoratore indiffesso, Solomon Northup era sempre alla ricerca di prosperità economica per la sua famiglia. Voleva disperatamente migliorare la sua condizione sociale, e così finì per trasferirsi a Saratoga Springs (New York) per lavorare come allevatore/commerciante/cuoco/violinista. Fu proprio a causa di questa sua ambizione che si cacciò nella peggior situazione di tutta la sua vita.

Correva l’anno 1841. A Saratoga Springs, due uomini bianchi, Merrill Brown e Abram Hamilton, sentono Solomon suonare il violino, e decidono di approcciarlo. Gli offrono di lavorare per loro per esibirsi col violino in un circo itinerante, con la paga di un dollaro al giorno e tre dollari per ogni perfomance musicale. Lo convincono ad andare con loro a Washington DC, dove si trova il circo.

Arrivati lì, Northup viene rapito in un hotel e probabilmente drogato, rimanendo in stato di incoscienza per giorni. Quando si risveglia, non è più un uomo libero. Era in una cantina, in catene, comprato come schiavo da un certo James H. Burch, il quale lo rivende quasi subito. Per Solomon Northup, quello fu l’inizio di 12 anni di schiavitù, sotto diversi padroni, in Louisiana, che all’epoca contava già più di 168mila schiavi.

Dopo anni di silenzio (dato per morto), finalmente Solomon riuscì a contattare la moglie con una lettera. Anne, dopo l’iniziale sconcerto, fu in grado di trovare aiuto in un giovane avvocato, che revisionò per lei tutte le leggi dello Stato di New York fino ad allora in vigore. Quell’avvocato si chiamava Henry Northup, e apparteneva alla stessa famiglia Northup che una volta possedeva il padre di Solomon.

Henry riuscì a scovare una legge dello Stato di New York del 1840, secondo cui se un nero nato libero residente nello Stato di New York fosse stato catturato illegalmente e usato come schiavo, sarebbe dovuto essere stato liberato immediatamente. Grazie all’allora Governatore di New York, Henry Northup ottenne il permesso di viaggiare fino in Louisiana; e così finalmente, il 4 gennaio 1853, Solomon Northup fu di nuovo liberato.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Il caso Northup interessò anche i cittadini di Saratoga Springs e dintorni, che furono molto vicini alla sua famiglia e contribuirono attivamente al suo ritorno a casa. Lo stesso anno 1853, Solomon pubblicò un libro di memorie, Twelve Years a Slave: Narrative of Solomon Northup. Divenne, inoltre, un attivo abolizionista e cominciò a tenere diverse conferenze pubbliche sullo schiavismo e sulla piaga sociale dei neri liberi rapiti.

Il libro di Northup fu anche utile per identificare i suoi rapitori. Il giallo, però, non era destinato ancora a finire. Non solo, infatti, i rapitori di Solomon non vennero mai condannati, ma addirittura lui sparì misteriosamente nel 1863. Ancora oggi sono sconosciuti la data, il luogo, e le circostanze della sua scomparsa. L’ipotesi più accreditata sembra essere che Northup sia scomparso a Boston (Massachusetts) mentre era lì per una lettura pubblica. Non si sa però se sia stato o meno ucciso, ricatturato, o se sia morto per cause naturali.

Diritti umani

Nel 2006 il film La Ricerca della Felicità ha riportato di tutti all’attenzione una famosa frase della Dichiarazione di Indipendenza Americana: “Tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la Ricerca della Felicità”. Nonostante quella frase fosse targata 1776, il caso di Solomon Northup dimostra come al tempo la reale applicazione di questi nobili concetti era ancora lontana.

Per quello che erano gli States dell’800, non bastava una legge scritta per stabilire che non vi potessero più essere categorie di persone a cui fosse impedito a priori di sviluppare i propri talenti nel tentativo di cercare di migliorare la propria situazione di vita. Quasi altri due secoli di scioperi, rivolte e lotte sociali –spesso cruente- ci sarebbero infatti voluti per arrivare a questo risultato, e vedere finalmente riconosciuto per tutte le categorie della popolazione questo diritto fondamentale.

Solomon Northup al cinema

Il tema dei soprusi sugli afroamericani è un argomento caro a Hollywood. Tanti film, da Via col vento a Amistad, passando per il più recente Django Unchained, hanno trattato in maniera –spesso diversa- questo delicato argomento. Tuttavia, forse nessuno più dell’autobiografia di Solomon Northup potrebbe mai testimoniare meglio quell’America negriera dell’800, che oltre alle violenze, la degradazione, la disumanità e la brutalità dei padroni verso i loro schiavi, era capace addirittura di arrivare all’assurda messa in schiavitù anche di coloro che già erano stati resi liberi.

Già nel 1984 la serie tv American Playhouse, con l’episodio Solomon Northup’s Odyssey, si era occupata di raccontare al grande pubblico questa incredibile storia. Ma proprio per la grandiosità della vicenda, ecco che il regista Steve McQueen ha annunciato che il libro Twelve Years a Slave: Narrative of Solomon Northup sarà prossimamente portato da lui sul grande schermo, col titolo 12 Years A Slave. L’uscita del film negli USA è prevista per la fine del 2013, e già sono disponibili online alcune immagini ufficiali tratte dalla pellicola, e il trailer ufficiale (originale) del film.

12 Years A Slave si presenta come uno dei lavori più attesi per la prossima stagione cinematografica, nonché un’opera assolutamente inedita per il giovane Steve McQueen, che per la prima volta affronta un’opera “mainstream”, a pubblico e budget maggiore.

Un cast di altissimo livello completa l’opera: tra gli interpreti, infatti, Michael Fassbender (alla terza collaborazione con McQueen, dopo Hunger e Shame), Brad Pitt, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti e la giovanissima Quvenzhané Wallis, attrice-rivelazione di Re della Terra Selvaggia. A quanto pare poi dalle prime indiscrezioni, il film promette grandi cose anche da parte del protagonista, l’attore inglese Chiwetel Ejiofor (già visto in Amistad, 1997), che interpreterà proprio Solomon Northup.

di Chiara De Angelis