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Esplode in questi giorni il dibattito sul Dna e sui limiti che la legge dovrebbe imporre per il suo utilizzo.

Il Dna (acido desossiribonucleico) è la molecola che contiene l’informazione genetica che permette a tutti gli organismi viventi di crescere e riprodursi. Piccole porzioni di Dna costituiscono i geni, unità biologiche che vengono ereditate di generazione in generazione e mantengono le caratteristiche dell’individuo; inoltre ciascun gene contiene la sequenza di nucleotidi che formano una particolare proteina.

Nonostante il nostro genoma contenga poco più di 20 mila geni, non tutti contribuiscono nella stessa maniera al suo funzionamento, questo spiega poiché ad oggi siano note circa 5 mila malattie genetiche, associate a mutazioni che intervengono sui geni e che possono essere identificate mediante diagnosi accurate.

Ecco come…

La possibilità di identificare la sequenza nucleotidica che compone il genoma umano attraverso l’uso di tecniche sempre più sofisticate, ha portato negli ultimi decenni ad investire sulla ricerca di un brevetto, con tutti i problemi etici che essa comporta, se sia giusto o meno creare un brevetto a partire dal Dna umano generato in maniera del tutto non naturale.

Il caso più eclatante è quello della nota azienda di biotecnologie americana, la Myriad Genetics che detiene il brevetto per sintetizzare i due geni BRCA1 e BRCA2, rilasciato dopo varie udienze in tribunale, in cui si affermava che la produzione di tali geni non risultasse assai diversa dai geni che normalmente sono presenti nel genoma umano.

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Mutazioni che si riscontrano in questi due geni sono associati ad una predisposizione più elevata di contrarre un tumore al seno o all’utero, recentemente è emerso il caso mediatico dell’attrice Angelina Jolie, la quale in seguito alla scoperta di essere portatrice di una mutazione su uno di questi due questi geni ha deciso di sottoporsi ad un intervento di mastectomia preventiva.

Sotto la spinta del Presidente Barack Obama, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso all’unanimità che le aziende for profit, come ad esempio la Myriad Genetics, da oggi in poi saranno autorizzate soltanto alla produzione di Dna sintetizzato in laboratorio, mentre non potranno più brevettare segmenti o geni di Dna umano.

Secondo la Corte Suprema l’assunto è che: «Il Dna è un prodotto della natura e non è idoneo per un brevetto soltanto per il semplice fatto di essere stato isolato», per questo andranno rivisti circa 40.000 brevetti, che negli ultimi anni negli Stati Uniti erano stati creati in seguito ad isolamento dei geni naturali.

Diverse posizioni in merito

Anche il direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, Bruno Dalla Piccola, prende posizione in merito a tale questione affermando che si tratta di «una scelta di assoluto buon senso: non si può brevettare qualcosa che è già stato creato, che è già presente biologicamente in natura giunto a noi attraverso l’evoluzione».

Della stessa opinione è anche l’Ufficio Brevetti Europeo, il quale a partire dagli anni ottanta, in cui fu per la prima volta isolato il Dna, non ha mai rilasciato brevetti per i geni.

Dal punto di vista etico l’Europa è stata sempre d’accordo sull’idea che il Dna, per una questione naturale non può essere brevettabile, in quanto responsabile dell’individualità di ciascuno di noi, come tale brevettare qualcosa che ci rende unici, significherebbe perdere la propria individualità intellettuale.

di Alessia De Felice