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Da una recente ricerca francese è emerso che negli ultimi 17 anni la conta delle cellule riproduttive maschili, negli uomini di età compresa intorno ai 35-40 anni, si è ridotta del 32,2%; lo stesso dato riguarda anche il nostro Paese, in cui la stessa tendenza è stata riscontrata da uno studio condotto nel 2011, dove si  identifica una riduzione del 25% del numero degli spermatozoi rilevati nei giovani rispetto agli adulti.

La fertilità maschile dipende principalmente dal numero di spermatozoi che vengono prodotti dagli organi sessuali: in condizioni normali un uomo produce circa 60 milioni di spermatozoi per millilitro di sperma, tra questi sono richiesti almeno 40 milioni di spermatozoi per essere considerato un individuo fertile; quando il numero degli spermatozoi prodotti si riduce al di sotto di questa soglia aumenta il rischio di risultare un individuo non fertile.

I fattori determinanti la riduzione del numero di spermatozoi prodotti da un individuo di sesso maschile sono molteplici, di solito si parla di cause biologiche ma c’è chi sostiene anche che i fattori sociali giochino un ruolo altrettanto importante.

Il parere dell’esperto

Recentemente è intervenuto sulla questione della fertilità maschile anche Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, il quale da anni si occupa dello studio dell’evoluzione dell’uomo tenendo conto di tutti quei fattori ambientali che influenzano tale processo.

Veronesi afferma che negli ultimi 40 anni nell’Occidente, si è assistiti ad una progressiva riduzione del numero degli spermatozoi prodotti, condizione correlata fortemente all’evoluzione socio-economica dell’uomo. Nella società in cui viviamo si parla costantemente della parità tra sessi, del ruolo sempre più partecipe che le donne assumono non soltanto all’interno del nucleo familiare, ma soprattutto nell’ ambito lavorativo; le donne della società attuale non godono più soltanto del privilegio di essere madri e casalinghe, ma si impegnano quotidianamente per raggiungere la loro realizzazione professionale.

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Secondo Veronesi una delle possibili cause della riduzione della fertilità maschile può essere quindi legata all’inversione dei ruoli familiari e sociali tra uomo e donna, che si ripercuote necessariamente in un cambiamento della biologia dell’individuo. Quando l’uomo dopo una giornata di lavoro torna a casa, è solito occuparsi dei figli e aiutare la compagna nei lavori domestici, in tal modo viene meno la figura dell’uomo virile; tutto ciò si ripercuote sull’ attività della sua ipofisi, il cui compito è quello di stimolare le gonadi che rilasciano gli ormoni maschili implicati nel controllo della produzione degli spermatozoi; l’ipofisi lavorando di meno determina una riduzione dell’attività dei testicoli maschili che quindi produrranno meno spermatozoi.

Nelle donne…

La situazione inversa si verifica invece nelle donne, le quali hanno dovuto sviluppare negli ultimi anni, determinazione e caparbietà per farsi spazio in una società prettamente maschile, al fine di fare carriera ed assumere ruoli di grande responsabilità, in questo modo hanno imparato ad assumere atteggiamenti tipicamente maschili, andando incontro a gravidanze in età sempre più avanzate, apparendo  quindi socialmente meno femminili.

Le cause sociali giocano dunque un ruolo importante nel determinare una riduzione della differenza tra sessi, ma non bisogna trascurare in questo modo il ruolo delle cause biologiche: sono diversi i fattori che difatti influiscono sulla produzione maschile degli spermatozoi.

Il delicato meccanismo di produzione degli spermatozoi in un individuo sembra essere associato al ruolo di alcuni fattori che agiscono sin da prima della nascita: uno di questi è il fumo durante la gravidanza, ma anche la dimensione dei testicoli, difatti i bambini che sono sottopeso o sovrappeso durante l’infanzia hanno una maggiore probabilità di produrre meno spermatozoi.

Con l’età…

Quando si raggiunge l’età adulta entrano in gioco altri fattori che interferiscono con il sistema ormonale dell’individuo: obesità e sovrappeso per esempio sono fattori negativi poiché le cellule del grasso favoriscono la produzione degli ormoni estrogeni, tipicamente femminili. Ma oltre all’accumulo di grasso entrano in gioco anche i composti chimici, chiamati interferenti endocrini, quali pesticidi, ftalati, sostanze inquinanti che si ritrovano in quantità superiori alla soglia nell’ambiente circostante e sono responsabili dell’alterazione del sistema endocrine, intaccando la produzione degli ormoni e conseguentemente anche della produzione di sperma.

In conclusione si può affermare che la nostra società sta progressivamente assottigliando le differenze tra i due sessi, portando quindi ad una parità dei diritti tra uomo e donna che è un fattore estremamente positivo per l’umanità.

Tutto ciò ha delle implicazioni positive dal punto di vista sociale, ma non bisogna trascurare che dal punto di vista biologico la parità dei sessi comporta dei problemi legati all’infertilità, quindi la scienza dovrà impegnarsi a fondo per contribuire alla risoluzione di questo importante problema.

di Alessia De Felice