(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)

Spread the love
(foto fonte web)
(foto fonte web)

A vent’anni esatti dalla scomparsa della giovane potentina i dubbi permangono: come finì il cadavere nella soffitta della chiesa di Potenza, e perché ci vollero diciassette anni per scoprirlo?

I fatti

Elisa Claps scompare il 12 settembre 1993 all’età di sedici anni. Quella mattina la giovane saluta il fratello Gildo per recarsi ad una funzione religiosa insieme ad un’amica. Secondo i racconti della stessa, Elisa prima di recarsi alla messa domenicale si incontra con una amico, tale Danilo Restivo, che avrebbe dovuto consegnarle un regalo per il superamento degli esami di riparazione. Restivo è l’ultima persona a vedere viva Elisa perché dopo l’incontro di lei si perdono le tracce.

Il primo sospettato

Le indagini della polizia vertono subito sul giovane, che fornisce testimonianze confuse circa i suoi spostamenti in seguito all’incontro con Elisa. Poche ore dopo la sparizione inoltre Restivo si presenta al Pronto Soccorso dell’ospedale di Potenza con i vestiti sporchi di sangue e un vistoso taglio alla mano, secondo lui causato da una caduta nei pressi di un cantiere di scale mobili ma evidentemente provocato da una lama. I suoi vestiti non vengono sequestrati e nei due giorni successivi Restivo, che si assenta per un esame universitario, se ne sbarazza. Nonostante i forti sospetti, anche causati da alcuni comportamenti violenti di Restivo nei confronti delle ragazze che corteggiava, il corpo non viene ritrovato e il ragazzo viene lasciato libero.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

La svolta e i dubbi

Nonostante diverse richieste da parte dei familiari la chiesa non viene mai perquisita. I resti di Elisa Claps vengono così ritrovati il 17 marzo 2010 nel sottotetto della Chiesa di Potenza da  alcuni operai al lavoro. Oltre al corpo della giovane vengono rinvenuti un reggipetto tagliato e dei jeans aperti, che suggeriscono l’ipotesi che la ragazza abbia subito un’aggressione a sfondo sessuale. Mentre i familiari gridano alla messa in scena, sorgono i primi dubbi sul ritrovamento: come ha potuto un cadavere restare occultato per così tanto tempo nella soffitta della chiesa, dopo che per oltre un anno (nel 1996) vi furono dei lavori di ristrutturazione proprio nel sottotetto?

Sorgono così dubbi su eventuali connivenze, anche ad alti livelli, per ritardare la scoperta del cadavere.
Nessuno sapeva o forse c’è di mezzo qualche personaggio importante?
Non pochi sono stati i sospetti, nell’immediatezza della scoperta, su monsignor Agostino Superbo, vescovo di Potenza ma soprattutto vicepresidente della Cei. La stessa famiglia Claps ha affermato in più occasioni: «Nelle dichiarazioni di monsignor Superbo e in quelle del viceparroco ci sono troppe contraddizioni e inesattezze». Si parlò poi di un bottone ritrovato sulla scena del ritrovamento del cadavere; bottone che qualche fotografia ricondusse proprio all’abito del Monsignore, sottolineando come vi mancasse proprio un bottone. Personaggio “intoccabile”, quindi, a prescindere da eventuali responsabilità.

Le indagini

Sul corpo della ragazza vengono ritrovati alcuni frammenti di DNA, che le indagini riveleranno appartenere proprio a Danilo Restivo. Durante il processo, Restivo viene condannato a 30 anni di carcere dalla Corte d’Assise di Salerno.

Attualmente Restivo sconta la pena in Inghilterra. Il potentino si era infatti trasferito a Bournemouth dove nel 2002 era stato arrestato e condannato all’ergastolo per il brutale omicidio della sua vicina di casa, la sarta Heather Barnett.

Il 2 luglio 2011 viene officiato il funerale di Elisa Claps e proclamato il lutto cittadino.

Proseguono invece le indagini circa il ritrovamento del cadavere e su eventuali insabbiamenti – da parte della chiesa o di terzi – che avrebbero favorito la prima assoluzione di Danilo Restivo.

Ad oggi, nella vicenda Claps, c’è solo un uomo alla sbarra che probabilmente sta pagando per tante, troppe persone.

di Nicola Guarneri