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Quando ci si ritrova a dover parlare di musica, innumerevoli sono i generi nati, cresciuti, morti e risorti nel corso della storia, e come in ogni campo, l’umanità ha avuto più evoluzioni ed innovazioni nel 1900 che nei precedenti mille anni. Alcuni sono stati resi immortali grazie alla musica ed il successo dei loro esponenti più famosi, e se forse i generi più main-stream sono il rock ed il pop -con molti dei suoi praticanti diventati icone a livello culturale oltre che musicale-, c’è un genere che è sottilmente diffuso a livello mondiale.

È impossibile per una persona trascorrere la sua intera vita senza aver mai sentito un singolo pezzo blues, tale è la sua diffusione, varietà e la sua adattabilità a situazioni e luoghi di ogni tipo, dalla soundtrack di un film all’ambiente di un locale dove viene suonato dal vivo al più banale accompagnamento da lounge room. Conta adoratori in tutti i campi, come per esempio il regista Martin Scorsese. Come ogni genere, anche il Blues ha le sue icone e le sue leggende. Una fra queste è l’uomo che Eric Clapton ha definito ‘il più importante artista blues che sia mai esistito’, il ‘Re del Delta Blues’, Robert Leroy Johnson.

Nato nel Mississippi, il delta del cui omonimo fiume da anche il nome allo stile Blues al quale Johnson resterà per sempre legato, la vita di Leroy è stata ricostruita perlopiù tramite testimonianze e informazioni derivate da documenti ufficiali, come il suo primo certificato di matrimonio da lui firmato nel 1929, all’età di 18 anni. La sua vita da artista viaggiatore, e la sua morte avvenuta alla giovane età di 27 anni nel 1938 hanno fatto si che la sua fama fosse solo postuma. Il suo successo ha dovuto infatti attendere il 1961, quando le sue canzoni vennero riproposte nell’LP dal titolo ‘King of the Delta Blues Singers’ pubblicato dalla Columbia Records.

Ancora oggi sono poche le informazioni che si conoscono su Johnson. Sappiamo che si sposò due volte, la prima moglie morta di parto poco dopo il loro matrimonio e la seconda abbandonata dall’artista per diventare un suonatore itinerante una volta che la donna si ammalò. Era un donnaiolo, ed ebbe un figlio al di fuori dei suoi matrimoni.

Molti misteri e buchi si trovano nella ricostruzione sua giovane vita, primo tra tutti il mistero della sua morte, delizia e cruccio dei ricercatori. Johnson venne ritrovato morto il 16 Agosto del 1938 e le cause del suo decesso non sono mai state scoperte. Molti, visto il suo amor per le belle donne, ipotizzano che sia stato avvelenato inconsapevolmente dal marito geloso della sua ultima fiamma.

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A dare credito a questa teoria ce la testimonianza di un’altra leggenda del Blues, Sonny Boy Williamson, il quale raccontò che Johnson ignorò il suo consiglio di non bere mai da una bottiglia già aperta. Inoltre il musicologo Robert McCormick dichiarò di aver rintracciato l’assassino di Johnson e di aver avuto da lui una confessione, senza però mai rivelare il nome dell’uomo.

L’altra teoria diffusa che da alla figura di Johnson molto del suo fascino è che il musicista avesse fatto un patto col diavolo per avere il suo talento e che sia quindi morto quando venne per Leroy il momento di pagare il conto con l’unica moneta di scambio a sua disposizione: la sua anima. Una certa macabra validità a questa teoria la da la testimonianza del musicista Son House. Raccontando del suo primo incontro con Johnson nella città di Robinsville, lo descrisse come ‘un ragazzo minuto, competente nell’uso dell’armonica ma imbarazzante con una chitarra in mano’.

Johnson lasciò la città poco tempo dopo, spostandosi nella zona circostante la sua città natale Hazlehurst. Quando tornò a Robinsville poco più di un anno più tardi, la sua tecnica aveva raggiunto i livelli che lo hanno consacrato come una leggenda del blues. Un miglioramento che ha del miracoloso… O del demonico, se si da per buono che Johnson vendette la sua anima al diavolo ad un incrocio, appunto un ‘Cross Roads’.

Se la musica di Robert Leroy Johnson ha influenzato più di una generazione venuta dopo di lui, da meno non è la sua leggenda. Uno dei casi più prominenti degli ultimi anni è la serie TV Supernatural, nella quale i ‘demoni degli incroci’ sono una casta infernale i cui membri possono essere evocati per stipulare patti simili a quello del musicista: la realizzazione di qualunque desiderio in cambio della propria anima immortale.

Ancora oggi la figura e la musica di Johnson affascinano e mesmerizzano, e se si vuole accettare come vera la più fantasiosa delle spiegazioni per il suo talento e la sua morte, in questo caso l’etichetta ‘musica del diavolo’, tanto utilizzata per definire la musica non religiosa, non sarebbe esattamente fuori posto.

di Simone Simeone