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Una delle storie d’amore più travagliate e sofferte affonda le radici nell’antica Grecia: sullo sfondo del controverso rapporto tra uomini e dei, nasce il priamo rapporto omosessuale della storia.

L’unica colpa di Giacinto era quella di essere squisitamente bello. Il principe spartano, figlio di Amicle e Diomeda, era talmente affascinante che scatenò le attenzioni di diversi dei, su tutti Apollo e Zèfiro. In giovinezza anche Tamiri, figlio di Filammone e della Ninfa Argiope, si innamorò del giovane principe, tanto da diventare il primo uomo a unirsi con un individuo del suo stesso sesso.

La bellezza di Giacinto però era troppo grande per limitarsi alle bassezze terrestri e ben presto due dei iniziarono a sfidarsi per conquistare il cuore del principe spartano: il potente Apollo, dio di tutte le arti, e Zèfiro, il vento che soffia dall’ovest. Dopo una serrata corte Apollo ebbe la meglio; l’amore per Giacinto era talmente grande che il dio greco iniziò a trascurare tutte le attività principali per accompagnare l’amante ovunque andasse.

Ma come da copione, Zèfiro non si arrese e in preda a una tremenda gelosia preparò un diabolico piano di vendetta. Un giorno, per impressionare Giacinto, Apollo lo portò ad una gara di lancio del disco nella quale si esibì per primo. Spinto dalla forza dell’amore, pronto ad ogni cosa pur di impressionare l’amante, Apollo scagliò il disco con una violenza inaudita: Zèfiro, il vendo dell’ovest, non aspettava altro e con una folata improvvisa fece deviare il disco proprio verso Giacinto, che stava ammirando la gara del proprio amato.

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Il colpo fu mortale e Giacinto spirò proprio tra le braccia di Apollo: inutili furono tutti i rimedi e le arti mediche conosciuti dal dio, che dovette arrendersi al volere del destino. Per salvare il ricordo di Giacinto e regalargli una vita dopo la morte, Apollo lo trasformò in un fiore, rosso come il sangue che aveva versato copioso al momento della tragedia. Come narra Ovidio nel X libro delle Metamorfosi, prima di tornarsene in cielo Apollo compì un ultimo e significativo gesto, incidendo sui petali del fiore le lettere “ai”, come simbolo del dolore provato in seguito alla perdita di un amico e amante affidabile e leale.

Ancora oggi, se osservate le foglie di un Giacinto, potete scovare delle incisioni che tanto assomigliano a quelle due lettere, segno di un amore perduto migliaia di anni fa.

Di Nicola Guarneri