(foto fonte web)

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Alcuni giorni prima, la sua famiglia si trasferisce in un piccolo paese di campagna nei dintorni, ma la giovane donna decide di continuare a vivere nel vecchio appartamento; quella tragica notte il padre rimane da lei in quanto il giorno dopo dovrà incontrare un commercialista.

Questa circostanza consentirà a Mario Calisti di rivestire la figura di testimone diretto dell’omicidio in quanto la donna, entrando nella stanza di quest’ultimo, ha solo il tempo di pronunciare le parole “guarda papà cosa mi hanno fatto”, ormai colpita e prossima ad abbandonarsi esanime sul pavimento innanzi l’uscio della camera da letto paterna.



Chi è l’assassino?

Dalla relazione medico legale è possibile ascrivere la causa della morte alla recisione dell’aorta derivata da quell’unico colpo ricevuto al petto. La ferita è di forma triangolare, all’altezza della quarta costola, profonda circa otto centimetri. Il colpo è vibrato dal basso verso alto, quasi tangente al corpo. Il punto in questione non è tipico di un atto omicidiario. Si potrebbe ipotizzare un delitto d’impeto, scatenato ad esempio da un momento di collera incontrollabile. Nessun rapporto sessuale è accertato essere avvenuto pre mortem.

Nella ricostruzione della scena del crimine, elemento degno di analisi è l’unica striscia di sangue, molto particolare, che collega la camera di Mara alla camera del padre. Mara non è stata colpita a letto ed è stata lei ad accendere la luce in camera del padre, per svegliarlo. Infatti l’interruttore è sporco del sangue della donna. I carabinieri non trovano alcun segno di effrazione né alla porta d’ingresso né alle finestre dell’appartamento, che è al quarto piano. L’assassino doveva essere già dentro casa.

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