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(foto fonte web)
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Il Museo Kröller-Müller rappresenta la seconda collezione più ricca dei capolavori di Van Gogh al mondo e ospita quelle che sono considerate tra le maggiori opere, come “La terrazza del caffè la sera” (1988), “Seminatori al tramonto” (1888) e “La berceuse” (1889) .

Nel 1974 il Kroeller Mueller acquista l’opera anonima “Natura morta con fiori di campo e rose” risalente al 1886 attribuendola al Maestro; ma la sua autenticità è da subito stroncata dalla critica sia a causa di dissonanze dimensionali della tela (100X80 cm), sia per la locazione della firma, condannandola all’anonimato fino nel 2003.

Le prime analisi scientifiche rappresentate da radiografie sono effettuate nel 1998 rilevando la presenza di un dipinto sottostante a quello visibile, nascondendo ai nostri occhi la raffigurazione di due lottatori a dorso nudo. Tale scoperta è l’occasione per iniziare una serie di studi al fine di riattribuire tale opera al grande Maestro.

I due lottatori possediedono caratteristiche congruenti con lo stile dell’accademia belga frequentata dall’artista in quel periodo. Quest’ultimo riesce infatti a dimostrare l’autenticità dell’opera grazie al fatto che, proprio in quel periodo, scriveva al fratello Théo: “This week I painted a large thing with two nude torsos – two wrestlers’ risalente al 1885-1885”.

È importante sottolineare che gli anni antecedenti al 1886 sono anni di vagabondaggio per l’artista tormentato che si muoveva tra Belgio e Olanda, tra frustrazione,depressione e numerosi fallimenti. Solo nel 1886 c’è una svolta con l’iscrizione all’accademia dove favore tuttavia non entra nelle grazie dei professori.

È in questo periodo che si collocano i due lottatori che, con le loro espressioni dure e austere, bloccano nel tempo la propria morsa quasi letale: Mani forti che affondano nella carne del rispettivo nemico.

Van Gogh, tormentato e fallito, raggiunge il fratello a Parigi in cerca di pace. E’ lì che nascono i suoi colori più chiari abbandonando quindi le tonalità scure, inquiete e tormentate; lentamente si lascia abbandonare nella quiete e nasce cosi la sua tavolozza chiara. I colori di contrasto sono sperimentati con papaveri rossi e ranuncoli bianchi prendendo spazio sullo sfondo blu cobalto, schiudendosi di speranza, pennellate di forma ampie e lunghe, aperte alla ricerca della serenità, così come si liberano nei versi i dolori dei poeti.

E proprio in quei versi nacque quello che oggi possiamo vedere.

A Parigi i problemi economici giustificano le dimensioni del quadro, troppo grande per la raffigurazione di “Natura morta”. I due lottatori sono stati così nascosti dalla sovrapposizione di innumerevoli fiori di camomilla, papaveri, fiori di campo, margheritine e crisantemi gialli, senza alcuno strato intermedio.

La Macrofluorescenza a raggi x (MA-XRF) basata sull’elettrosincrotrone Desy (Deutsche Elektronen-Synchrotrol) ha permesso di ricavare studi più recenti sulla natura e sulla composizione di tale opera, confermandone l’autenticità.

Tali indagini, effettuate del laboratorio di fisica dell’Università di Anversa, hanno constatato che i pigmenti utilizzati nel quadro corrispondono a quelli della tavolozza del celebre pittore.

La nuova attribuzione della “Natura morta” del Kröller-Müller verrà pubblicata nel quarto volume dei “Van Gogh Studies: New Findings” edito da WBooks (d’intesa con il Van Gogh Museum) in uscita a giugno 2012,.

Nel frattempo l’opera verrà esposta nel Museo Kröller-Müller insieme alle altre appartenenti all’artista olandese.

di Ghirigori Avanzati