(foto fonte web)

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Si è trattato di un incidente o dell’ennesima morte legata alle vicende del mostro di Firenze? La morte di Ugo Baiocco, settantacinque anni, ufficialmente sovvenuta per annegamento nelle acque del lago Trasimeno, riporta alla memoria uno dei gialli più cruenti e sconvolgenti della storia d’Italia: i delitti del Mostro di Firenze.

Baiocco non era infatti un pescatore qualunque. Le cronache riportano alla memoria il suo nome in quanto legato alla scoperta del corpo del medico gastroenterologo Francesco Narducci, l’uomo che negli anni successivi sarebbe stato collegato alle vicende del Mostro di Firenze addirittura con l’accusa di appartenere a quell’ipotetico gruppo di benestanti fiorentini che avrebbe commissionato i delitti del Mostro.

Chi conosce la storia del Mostro di Firenze ripercorre, così come hanno fatto gli accorsi sulle sponde del lago Trasimeno al momento della scoperta del cadavere del pescatore, le tragiche vicende che hanno insanguinato la Toscana dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’80.

Francesco Narducci è tuttora ritenuto l’ultima vittima della lunga scia di sangue che, a dire degli inquirenti, terminerebbe proprio con la sua morte avvenuta il 13 ottobre 1985. Ma si sa, le storie dei delitti italiani hanno una caratteristica unica nel proprio genere, vale a dire quella di aggiungere misteri ad altri misteri come delle scatole cinesi in cui non si arriva mai a capire quale sia l’ultima scatola del gioco e cosa essa nasconda.

Tradotto in termini pratici, c’è chi sospetta che il corpo ritrovato nel porticciolo di Sant’Arcangelo sul Trasimeno, ormai ventisei anni fa, non fosse quello del medico.

Il corpo venne ritrovato in un avanzato stato di decomposizione ma soprattutto non venne effettuata alcuna autopsia, né tantomeno i familiari chiesero mai alcun espletamento necessario a chiarire l’identità dell’uomo ritrovato. Qualcuno aveva addirittura avanzato l’ipotesi che il medico gastroenterologo fosse fuggito facendo ritrovare un corpo non suo.

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Ma si tratta soltanto di ipotesi mai confermate e senza alcuna prova o indizio utile per capire quanto quelle voci fossero fondate. Solo anni più tardi venne effettuata un’autopsia sul corpo del medico su richiesta degli inquirenti, attestando grazie ad essa che l’uomo morì per omicidio. Ancora oggi però nessun colpevole è stato individuato.

Di certo si sa solo che a ritrovare il corpo di Narducci era stato proprio il pescatore Ugo Baiocco e ancor più certo è che il cognato di quest’ultimo, anni prima morì nella medesima circostanza e anche in quel caso mentre pescava nel lago Trasimeno.

Ipotesi a parte, attenendosi strettamente ai fatti riscontrati, pare che Ugo Baiocco avesse semplicemente scelto la giornata meno adatta per salire sulla barca e attraversare il lago Trasimeno. Le improvvise forti raffiche di vento, la barca che si rompe e un malore improvviso dell’uomo: sono questi gli elementi e la dinamica che ricostruiscono quanto accaduto a Baiocco annegando nelle gelide acque del lago.

Le vicende raccontate non sono altro che scatole cinesi, l’una nell’altra senza lasciare mai intravedere una risposta, un fondo di verità: sono queste le piccole storie che, intrecciandosi con i grandi misteri italiani, rendono questo Paese un eterno giallo da leggere e continuamente da aggiornare.

di Pasquale Ragone

(Articolo tratto dal settimanale “International Post”, 14.3.2011)