(foto fonte web)

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Il primo caso di voyeurismo della storia fece nascere un profondo amore

“”. Scomodiamo Maksim Gorkij per introdurre il mito di oggi, quello di Aretusa. Peccato che lo scrittore russo abbia espresso il concetto solo nell’ottocento, parecchi anni dopo (in una linea temporale immaginaria) le sofferenze del povero fiume Alfeo.

Quest’ultimo, figlio del dio Oceano, si innamorò perdutamente di Aretusa, figlia di Nereo e di Doride. Alfeo può considerarsi il primo voyeur della storia: un giorno Aretusa stava facendo il bagno nuda proprio nel fiume Alfeo. Il bellissimo e affascinante corpo della giovane colpì il figlio di Nereo che se ne innamorò perdutamente.

Trasformatosi in cacciatore, Alfeo cercò in ogni modo di inseguire Aretusa che, impaurita, chiese aiuta ad Afrodite, di cui era devota. Per farla scappare dal cacciatore, la dea trasformò la giovane in una sorgente. La mossa si rivelò errata: tornato fiume, Alfeo era di nuovo una minaccia per la bella Aretusa, ora in forma liquida.

Il fiume cercò di mischiare le proprie acque con quelle della fonte, ma proprio sul più bello intervenne di nuovo Artemide che con un canale sotterraneo portò in salvo Aretusa. La fonte, passata sotto il mare, sbucò oltre la costa orientale della Sicilia, sull’isola di Ortigia (dove, tra l’altro, ancora oggi esiste la fonte di Aretusa).

Alfeo però non si arrese nemmeno di fronte all’ennesima magia di Artemide. Si scavò a sua volta un canale sotto il mare e riemerse in prossimità dell’isola e riuscendo così a vedere la sua amata sgorgare dalla terra.

Il grande amore non corrisposto è ancora una leggenda tra i marinai di oggi, che a poca distanza dalle coste di Ortigia mostrano fieri le bolle nell’acqua, sintomo del passaggio del fiume sotterraneo.

Dopo tutti questi anni, lo spirito voyeuristico del fiume Alfeo e la natura esibizionista della fonte Aretusa ancora non si sono spenti.

di Nicola Guarneri