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(foto fonte web)
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Ciolini sapeva la verità  sulle stragi del ’92 ma fu messo a tacere

Elio Ciolini, sessantasei anni, compare in fondo alle pagine di cronaca dei grandi quotidiani nazionali. La sua foto è lì, in un angolino sperduto dove forse l’occhio del lettore non cadrà mai. E’ stato arrestato qualche tempo fa per una banale storia di documenti falsi, in Romania.

Eppure, dietro quello sguardo rimasto fermo a una foto da ragazzo, si nasconde un personaggio che conosceva la verità sugli anni bui della nostra storia recente, prima che l’Italia venisse afflitta dal fuoco delle bombe e prima che piangesse i propri giudici, la scorta, uomini di uno Stato, quello vero, che perde ogni giorno le proprie battaglie ma crede ancora nella vittoria di una guerra mai finita.

Oggi quel ragazzo ha il volto invecchiato ma potrebbe tornare alla ribalta delle cronache come quando lo indicarono “depistatore” circa le indagini sulla strage di Bologna, il 2 agosto 1980. In quel “depistatore” qualcuno ha visto un pezzo di anima imprigionato in un Paese malato.

Elio Ciolini è sempre stato un personaggio molto particolare, legato al doppio filo con la destra eversiva e con i servizi segreti. Un informatore, insomma, fra quelli che si guadagnano da vivere vendendo soffiate a destra e a manca.

Un po’ questo Paese è una finzione, un altro po’ in certi valori si crede per davvero. L’eterno essere sospesi fra il tutto e il nulla porta, delle volte, a sentire voci, bisbigli nei corridoi del potere, quello vero, che non compare sui giornali; tanto meno alla tv e men che mai nelle Procure.

Ogni tanto da quei corridoi arriva l’eco di verità che oggi nemmeno centinaia di faldoni riescono a raccontare. Accade così che i pm di Palermo rintracciano, proprio in uno di quei faldoni, le frasi di un uomo che nel 1992, a marzo, aveva già predetto quasi tutto quello che sarebbe accaduto.

Qualcuno all’epoca, leggendo le lettere che Ciolini scriveva dal carcere finitovi per i fatti di Bologna, aveva già decretato quelle frasi delle “patacche” (Andreotti); altri le avevano prese sul serio ma costretto a zittire (Scotti).

Sta di fatto che Elio Ciolini aveva già predetto senza mezzi termini l’imminente inizio di una “nuova strategia della tensione”.

Tra marzo e luglio, quest’anno [1992, n.d.a.] – scrive l’uomo in una delle lettere – avverranno fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde intese a colpire quelle persone <comuni> in luoghi pubblici, sequestro ed eventuale <omicidio> di esponenti politici di Psi, Pci, Dc; sequestro ed eventuale <omicidio> del futuro Presidente della Repubblica.

Tutto questo è stato deciso a Zagabria nel quadro di un riordinamento politico della destra europea, e in Italia è inteso ad un nuovo ordine <generale>  con i relativi vantaggi economico-finanziari (già in corso) dei responsabili di questo nuovo ordine deviato massonico politico culturale.

I fatti successivi sono noti. Gli obiettivi da assassinare sarebbero stati Giuliano Amato, Giulio Andreotti, Carlo Vizzini e Calogero Mannino, ma non gli unici. Probabilmente non riuscendo a colpire i leader, si ammazzarono gli uomini ad essi legati.

Si farebbe luce in tal modo sulle ragioni della morte di Salvo Lima, uomo di Andreotti (Dc); così come troverebbe una spiegazione più attendibile la morte di Falcone, in quel momento uno dei collaboratori più stretti del ministro socialista Martelli (Psi), altro partito nelle mire degli attentatori.

“Affermare un nuovo ordine economico-finanziario”. Sarebbe questa la ragione profonda di tanto sangue in Italia. Visto oggi dopo una Seconda Repubblica fallita sotto il peso di scandali e corruzione, ci si chiede se quell’“ordine” si sia mai affermato.

Sappiamo solo che tutta una classe dirigente è stata spazzata via vent’anni fa, senza però che uomini politici legati alla P2 abbiano visto la fine della propria carriera, per taluni addirittura rinnovata.

Ciolini sarà ascoltato in Procura, a Palermo, nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Certo è che leggendo le sue lettere,  si è consapevoli di non conoscere la nostra storia.

Ci si accorge che in realtà sappiamo quasi nulla di chi ha ordinato cosa e perché. Sappiamo solo che oggi ci sono giudici che indagano su presunte trattative e su vere stragi; sappiamo solo che, come i nostri padri, forse nemmeno noi conosceremo mai la verità su chi ha massacrato i valori nei quali un Paese ha creduto prima di tanto sangue.

 

di Pasquale Ragone