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Le storie dei disabili schiavizzati fra indifferenza e assenza di reazioni sociali

Li vedi spesso girando per le strade italiane, soprattutto lungo i marciapiedi delle città più grandi. A volte non li noti neanche, in altre occasioni ti soffermi sulle loro menomazioni fisiche per pochi secondi, fingendo subito di non vedere.

Molto raramente, però, ci si chiede davvero come vivano gli uomini e le donne colpiti da gravi forme di disabilità che chiedono l’elemosina ai bordi delle nostre vie più trafficate. In pochissimi conoscono il disumano sfruttamento che costoro subiscono e che li rende vittime di una vera e propria tratta addirittura internazionale.

Una storia del genere è venuta a galla a Torino, dove gli agenti della Squadra Antitratta della Procura hanno sgominato una vera e propria banda di schiavisti, la quale costringeva un piccolo numero di disabili a chiedere l’elemosina lungo le strade del centro cittadino, intascando il “bottino” (gli agenti hanno ritrovato un tesoretto di cinquemila euro) e minacciando gli uomini affinché non denunciassero il fatto.

In manette sono finiti cinque malviventi, rumeni come le vittime dello sfruttamento, inchiodati dai pedinamenti e dalle riprese degli agenti del capoluogo piemontese dopo oltre un anno di indagini. Un anno in cui quattro disabili hanno vissuto subendo trattamenti a dir poco disumani.

Un’immagine delle telecamere degli agenti è l’agghiacciante testimone sulle pagine de“La Stampa” del piccolo furgone dove i portatori di handicap dovevano arrangiarsi per dormire mentre, sempre secondo i racconti degli investigatori, le vittime di questo terribile crimine sociale dovevano rimanere in strada per dodici ore di seguito, senza neanche la possibilità di soddisfare i propri bisogni fisiologici.

“Una volta mi sono rifiutato di andare a chiedere l’elemosina – ha detto uno degli uomini disabili – e loro mi hanno picchiato finché non sono dovuto tornare in strada”.

Persone trattate come bestie alla luce del sole. Una vera e propria organizzazione di schiavisti che sfruttava con disumanità le carenze fisiche di quattro uomini. Un crimine sociale consumato in una grande città e sotto gli occhi di tutti, rimasto impunito per più di un anno.

Le domande sorgono spontanee: come possiamo permettere tutto questo? Come possiamo vivere immersi da disparità e sfruttamenti tanto gravi e ogni volta fingere di non vedere? Come è possibile che, notando qualcosa che non funziona per le nostre strade, ci limitiamo a concedere una moneta o passare oltre, senza domandarci il perché di ciò di cui siamo testimoni? Oggi il perché è una tratta schiavista di disabili, domani chissà.

“How many times can a man turn is head, pretending he just doesn’t see?” Bob Dylan se lo chiedeva quasi quarant’anni fa: “Quante volte può un uomo voltare la testa e far finta di non vedere?”. La risposta continua a soffiare nel vento, ma sono davvero in pochi, purtroppo, quelli che hanno la forza e il coraggio di coglierla.

 
di Luca Romeo