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Una macabra legge, contenuta nelle XII tavole, spiega come ci si doveva comportare nell’Antica Roma nei confronti dei debitori insolventi.

Le leggi delle XII tavole sono uno dei più antichi codici di diritto romano, visto che risalgono circa al 451-450 a.C. Assolutamente cruente, quindi in linea con i principi di vita dell’epoca, nelle XII tavole si trovano leggi che sconfinano nel macabro.

In uno degli stralci giunto fino ai nostri tempi, si legge come si devono comportare i creditori nei confronti dei loro debitori. Innanzitutto, è stabilito che “per un debito riconosciuto, una volta emessa sentenza regolare, il termine di legge sarà di trenta giorni”. Dopo questo lasso di tempo avviene ”l’imposizione della mano”, ovvero la rivendicazione, e il debitore viene trascinato in giudizio.

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In caso il debitore non riesca a pagare il proprio debito, o in alternativa non sia riuscito a trovare nessuno che faccia da garante per lui, la punizione diventa esemplare. In primis, il creditore può portare il debitore con sé, legandolo con delle catene e trascinandolo, e i pesi applicati possono essere di “almeno 15 libbre” (ma qui l’interpretazione non è chiara, probabilmente i pesi non dovevano superare le 15 libbre).

Il debitore può sfamarsi come e quanto vuole, ma se non ha di che mangiare “il creditore deve dargli una libbra di grano al giorno. Se vuole può dargliene di più”. Per coprire l’ammanco, il debitore viene portato al mercato, dove viene venduto come schiavo, e il creditore incassa l’intera somma, anche se supera il debito contratto.

La parte più cruenta arriva proprio qui: il debitore infatti ha tempo solo tre mercati (ovvero poco meno di un mese: si teneva il mercato ogni otto giorni) per esser venduto, altrimenti “(i creditori) possono tagliare i pezzi. Se prendono più di quanto gli spetti, non sarà un illecito”. Avete letto bene: in caso il debitore non trovi nessun acquirente, il creditore può ucciderlo e tenersi il cadavere.

Se i creditori sono più di uno, il corpo viene fatto a pezzi, che devono essere suddivisi in maniera eguale tra loro. Insomma, chi non paga il proprio debito, paga realmente con il proprio corpo.

di Nicola Guarneri