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Le storie vere senza retorica
Ci siamo incontrate al lavoro, dieci anni fa. Una donna solare, madre di tre figli. La prima volta che si raccontò aveva un graffio sulla faccia. Mi disse che era stato il figlio più piccolo, giocando “sai come sono i bambini,no?”. La seconda volta ha detto no ad un lavoro fisso, con un ematoma a forma di mano sul braccio, perchè “con tre bambini come fai?

I miei sono anziani, mio marito lavora”. La terza volta ha rinunciato a fare la volontaria di protezione civile, con un occhio nero: “Mio marito sta male, preferisco stare a casa”. La quarta volta mi ha chiamato con una ferita alla gamba, un livido sul collo, mal di testa e nausea.

“Il prete mi ha detto che non sono della sua parrocchia perché mio marito è di Pesaro. Chi mi può aiutare?”

E se cominciassimo chiamando l’ambulanza? “No, troppo casino. Portami tu.”

Davanti all’ospedale l’incertezza, mi dice che nessuno la crederebbe e se l’avessero creduta avrebbe perso i bambini.

Abbiamo chiamato due volte il 1522, per sentirci dire che poteva prendere un appuntamento di lì a due settimane e avere due versioni completamente diverse delle tutele che avrebbe avuto.

“Portami a casa”.

 

di Elena Angelini