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Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato…
Recita così una parte dell’articolo 27 della Costituzione italiana. L’aspetto rieducativo della pena è uno dei principi cardine del nostro sistema e lo è maggiormente in tema di giustizia minorile. Quando, in estrema ratio, si procede per la custodia cautelare in carcere, il minore deve essere messo in condizioni affinché le sue “esigenze educative” non vengano turbate.

Nel rispetto di tutto ciò è indirizzato il lavoro degli istituti penitenziari, primo fra tutti per la sua particolarità, quello situato a Nisida. Quest’ultima è un’isola parte dell’arcipelago delle Flegree, amministrativamente fa parte di Bagnoli, quartiere del comune di Napoli.

Già dall’Ottocento, l’isola, per la sua posizione defilata ma al tempo stesso vicina alla città, veniva usata come penitenziario. Oggi Nisida ospita minori sottoposti a provvedimenti di natura penale. Basta entrare a contatto con questa piccola realtà per capire quanto sia determinante, nella vita di un ragazzo, il contesto familiare e non solo. Gli errori commessi  spesso sono frutto di incontri sbagliati, situazioni che hanno preso il sopravvento, segnando per sempre le loro vite.

Chi vive nel carcere
I giovani presenti nella struttura, per quanto concerne la sezione maschile, sono nella quasi totalità ragazzi dell’area campana, con una piccola percentuale di stranieri. La sezione femminile, al contrario, accoglie un’utenza nella quasi totalità straniera, più precisamente nomade. In crescita è il numero di giovani ultradiciottenni e numerosa è l’utenza maschile con problemi di tossicodipendenza.

Alto è inoltre il numero di minori o giovani che è ancora in attesa di condanna definitiva e/o con doppia posizione giuridica, anche se tende a crescere il numero di ragazzi in espiazione di pena. I reati commessi dai ragazzi, o di cui sono accusati, rientrano prevalentemente nella tipologia dei reati contro il patrimonio (rapine) e contro la legge sulle sostanze psicotrope. Storie di ragazzi che hanno vissuto  nella consuetudine dei crimini della camorra, giovani donne straniere legate a uomini che le hanno usate come mezzi per compiere serie di reati.

Distruggere la convinzione che loro siano “condannati” ad una vita da “devianti” è principale obiettivo del personale del carcere; ed è su questo profilo che Nisida assume un significato anche metaforico. Cosi come lo è per un naufrago in mezzo al mare, l’isola rappresenta un’ancora di salvataggio per tutti i ragazzi che vi giungono. L’istituto è composto da uno staff di psicologi, assistenti sociali, educatori che curano l’aspetto della formazione, mentre l’azione di controllo è competenza degli agenti di polizia penitenziaria che circolano in borghese.

Parlando con il personale ci si rende conto di quanto sia difficile l’approccio iniziale. Sono ragazzi che non sono abituati al dialogo e sono restii a farsi aiutare. In questo senso, un ruolo fondamentale ha la figura del cappellano del carcere. Attraverso l’atto intimo della confessione si diffonde l’idea che nessuno in chiesa viene giudicato ed è cosi che il sacerdote diventa un punto di riferimento.

Vivere

La giornata tipo dei minorenni è scandita da ritmi ben precisi. Sono sempre impegnati in diversi laboratori che danno la possibilità di sviluppare le loro attitudini. All’interno della struttura possono imparare l’arte di presepisti, grazie all’ausilio di un maestro molto conosciuto nel territorio napoletano, lavorare la ceramica e vivere a stretto contatto con gli animali attraverso un metodo denominato “pet-therapy”.

E’ considerata una vera è propria terapia il tempo trascorso con gli animali, perché i ragazzi più introversi riescono a comunicare con loro senza timori. Oltre a questo genere di attività, sono coinvolti all’interno di un percorso scolastico formativo. Molti di loro arrivano senza saper nè leggere nè scrivere, anche dopo aver conseguito la licenza media. La struttura presenta alcune aule dove si svolgono insegnamenti base d’italiano, matematica e inglese.

Ogni attività svolta è sempre mirata al recupero della vita sociale e personale del soggetto, è studiata l’indole di ognuno e secondo questa si attua la strategia d’intervento più efficace. Il teatro rappresenta  una valvola di sfogo considerevole, interpretare ruoli diversi permette ai ragazzi di prendere consapevolezza che la vita non è poi tanto diversa dal palcoscenico, si può scegliere se esserne protagonisti o semplicemente spettatori passivi

Riprendere in mano la propria vita è l’insegnamento che regna sovrano in questo carcere minorile, il personale agisce nell’assoluto interesse del minore, il recupero di quest’ultimo però dipende anche dalla sua  volontà  a voler migliorare. Una volta fuori,dopo aver scontato la pena, è il momento della grande prova da superare. Per raggiungere il carcere di Nisida si affronta una ripida salita, si possono   ammirare la bellezza del mare e ascoltare il verso dei gabbiani.

L’augurio più grande che si possa fare ai ragazzi è che un giorno possano essere come questi gabbiani. Liberi dal proprio passato, che mai più  nessuno spezzi le loro ali.

di Roberta Della Torre