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Due secoli fa la storia del serial killer più antico d’Italia: tra barbari omicidi, rapine e bevute alcoliche
Nell’Ottocento Milano era solo lontana parente della metropoli economico-industriale che sarebbe diventata nei secoli successivi: la città, con i suoi 250mila abitanti, si estendeva solo fino alla prima cerchia dei Navigli. È in questo contesto che Antonio Boggia si prende il poco onorevole scettro di primo serial killer della storia italiana.

Nato nel 1799 a Urio, sul lago di Como, il Boggia si trasferisce a Milano e dopo alcuni traslochi si stabilisce nella Stretta della Bagnera, un vicolo nel centro storico. I suoi omicidi vengono alla luce solo il 26 febbraio 1860 quando Giovanni Maurier denuncia la scomparsa della madre, Ester Maria Perrocchia.

Le indagini proseguono per alcuni giorni senza successo finché un indizio non collega la scomparsa proprio al Boggia: durante la perquisizione della sua casa viene scoperto un tumulo con i resti della Perrocchia.

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Il primo “Mostro” italiano
In tribunale il “Mostro di Milano”, come viene presto soprannominato, confessa diversi omicidi, tutti avvenuti nel centro storico (da qui anche il soprannome di “Mostro della Stretta Bagnera”).

La prima vittima sarebbe stata l’operaio Angelo Ribbone, ucciso nel 1849 e derubato di 1.400 svanziche per “andare a farsi una bevuta”; il suo corpo venne effettivamente ritrovato nel suo scantinato.

Tra il gennaio e il maggio del 1850 avvengono altri due omicidi, quelli del venditore di granaglie Giuseppe Marchesotti e del bottegaio Pietro Meazza, sempre per motivi di denaro.

La reclusione di tre mesi in un manicomio criminale, stabilita dalla giustizia austriaca in seguito al tentato omicidio di un conoscente (tal Giovanni Comi), non riesce a cambiare l’indole del Boggia che nel 1860 ricade nel vecchio vizio: invita a casa la conoscente Maria Perrocchia e la finisce con un colpo di scure. Dirà durante il processo: “Mentre la donna parlava vidi la scure: mi colse l’estro e le vibrai un fortissimo colpo in testa”.

Venne giudicato colpevole e condannato all’impiccagione, che avvenne il 18 novembre 1861 tra porta Ludovica e porta Vigentina: fu la prima condanna a morte nella nuova Italia unita, e l’ultima di un civile eseguita in pubblico a Milano. La vicenda è diventata recentemente un libro: l’”Indifferenza dell’assassino”, di Maurizio Cucchi, è edito dalla casa editrice “Guanda” e potete trovarlo in tutte le librerie al costo di 14 euro.

di Nicola Guarneri