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Sangue e affari
A tratti potrebbe avere solo i contorni di una storia triste, il tragico epilogo di  una vita colma di eccessi. Un’altra visuale della stessa storia potrebbe invece portare a congetture più complesse, un possibile intrigo internazionale. Queste le ipotesi più accreditate dietro la morte di Eva Rausing, la moglie del miliardario Hans Kristian Rausing, giovane erede del colosso “Tetra Pak”.

Il corpo della quatantottenne americana è stato rinvenuto il 9 luglio 2012, nell’abitazione di Belgravia, quartiere chic di Londra. Un ritrovamento del tutto casuale. Il cadavere sarebbe rimasto celato chissà per quanto tempo ancora, se il marito Hans non fosse stato fermato per guida pericolosa.

L’evidente stato confusionale per abuso di droghe e le tasche piene di sostanze convinceranno gli agenti ad eseguire una perquisizione nella lussuosissima dimora dell’uomo. In una delle tante stanze, ricoperta da stracci, sporcizia e sacchi dell’immondizia, Eva.

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Il cadavere
Apparentemente la morte, da datare al  mese di maggio, potrebbe essere verosimilmente addebitata ad una overdose, ma le condizioni del cadavere e l’avanzato stato di decomposizione hanno lasciato alcuni punti interrogativi ai medici che hanno eseguito l’autopsia.

Le curiosità e le domande non finiscono qui, perché dalle indagini prontamente avviate dagli uomini di Scotland Yard risulterebbero elementi che  potrebbero portare a galla una verità ben più intricata rispetto a quella palesatasi in prima battuta.

Pare che la signora Rausing fosse in possesso di informazioni importantissime circa la morte del primo ministro svedese Olof Palme ucciso da un sicario nel 1986; un caso che scosse tremendamente il paese e ancora insoluto, ma vivo nella memoria, dopo 26 anni.

Significativa, dal 2010 in Svezia, l’abolizione della prescrizione nei reati di omicidio proprio per permettere alle indagini di proseguire senza limiti di tempo. Nonostante i vani tentativi di sottoporre la questione alla magistratura competente, queste informazioni non sono morte con lei. Tutto confermato dalle “confidenze epistolari” che la Rausing intratteneva con il giornalista scrittore Gunar Wall.

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Parole
Nelle numerose mail sono conservati alcuni particolari scottanti del delitto Palme, come l’ipotetico nome dell’assassino e il luogo in cui dovrebbe essere stata nascosta l’arma del delitto. << Non dimenticarti di indagare se dovessi morire all’improvviso>> queste, seppur scherzose, le parole ritrovate nelle ultime mail tra i due.

Tutto il materiale rinvenuto, compreso il pc della donna, è stato sequestrato dalle autorità britanniche e subito condiviso con i colleghi svedesi per mettere le basi ad un’indagine internazionale, una collaborazione a 360 gradi.

Da Stoccolma a Londra un mare di indiscrezioni che lasciano trapelare possibili scenari; si mormora che, dalle notizie in possesso di Eva Rausing, dietro la morte di Olof Palme vi fosse un potente imprenditore che vedeva il Premier svedese come un pericolo per i propri affari, una scomoda presenza. << Posso confermare – ha dichiarato il viceprocuratore generale svedese Kerstin Skarp – che Eva Rausing ha contattato gli investigatori responsabili del caso Palme e che abbiamo ricevuto del materiale dalle autorità britanniche”.

Da non sottovalutare inoltre, come  si evince da alcuni passaggi della corrispondenza, il tremendo stato psichico di Eva. La donna confessa al giornalista la propria stanchezza di vivere, la consapevolezza  di non essere affidabile o attendibile a causa della tossicodipendenza ma, soprattutto, di aver ricevuto le informazioni su Palme in un momento di “trance”. Elemento questo che rende il tutto inutilizzabile dal punto di vista squisitamente giuridico.

Un effettivo incontro faccia a faccia tra i detective del caso Palme e Eva Rausing non ha mai avuto luogo e la famiglia si è limitata a sottolineare che ormai era una donna malata e, quindi, poco attendibile. Saranno le indagini a chiarire la natura delle informazioni. Vaneggiamenti dovuti all’abuso di droghe o inquietanti verità che hanno portato all’eliminazione di un personaggio scomodo?

di Alberto Bonomo