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Il secondo secolo della Roma Imperiale fu un’età d’oro anche per la medicina e per la chirurgia: i resti di un bambino testimoniano operazioni complicate e pericolose. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare di un popolo lontano due millenni, l’Antica Roma era all’avanguardia anche in campo medico

. Se una certa etica in medicina era già nata in Grecia alcuni secoli prima della nascita di Cristo, grazie all’operato di Ippocrate di Coo (autore del celebre giuramento che ancora oggi viene recitato dai nuovi medici), i resti di un bambino risalenti al secondo secolo dopo Cristo hanno permesso di rilevare l’avanzato stato degli studi anche in materia chirurgica. Un foro nel cranio ha permesso agli studiosi di risalire a una complicata operazione alla testa, culminata con l’asportazione di una parte del cranio.

La causa più probabile è che il bambino avesse un tumore al cervello e la materia in eccesso gli provocasse forti mal di testa, convulsioni, vomito e crisi epilettiche. L’intervento chirurgico sarebbe stato quindi finalizzato all’alleviamento della pressione all’interno del cranio, più che alla rimozione del tumore.

In ogni caso, il bambino sopravvisse all’operazione per più di un mese, vista la ricrescita del tessuto riscontrata nel teschio ritrovato: un successo, considerati i mezzi disponibili in quell’epoca. Probabilmente i metodi di sterilizzazione degli strumenti (lavati con acqua e aceto) non furono sufficienti per evitare un’infezione, il rischio più grande del tempo.

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Se i metodi di disinfezione e le tecniche di anestesia erano sconosciute, i medici romani avevano grandi conoscenze empiriche: si servivano di oppio e vino per evitare al paziente di essere del tutto cosciente. In particolare, la ferita del bambino, in seguito all’operazione, era stata fasciata con le migliori cure: polvere delle radici di varie erbe, olio di rose, sangue di piccione (o di colomba), polvere di coralli neri e una mistura di acqua piovana, aceto, miele e sale marino.

L’operazione si rivelò verosimilmente parecchio costosa, impossibile da supportare per uno schiavo:  per questo obblighi giuridici e morali prevedevano che il pater familias, un vero e proprio padre di famiglia anche per schiavi e liberti, si prendesse carico della salute dei figli dei propri sottoposti.

Un esempio di sanità che dovrebbe far riflettere tutto il mondo contemporaneo, nel quale la nazione che ha raccolto il testimone di nuova caput mundi non riesce a trovare un accordo per garantire la salute dei propri cittadini.

 di Nicola Guarneri