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«Si punisce con il carcere chiunque pedini, assilli, infastidisca pesantemente – con telefonate, insistenti ricerche di contatto – una persona, tanto da causarle gravi stati d’ansia o di paura per la propria incolumità o per quella di un parente prossimo e da costringerla a cambiare abitudini di vita». L’articolo 612 bis del Codice penale parla chiaro, parliamo di stalking, il reato introdotto nel nostro Paese con il D.L. 23 febbraio 2009, n. 11,successivamente, convertito in legge 23 aprile 2009, n. 38, promosso dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna. Così, scopriamo che alcuni comportamenti che all’apparenza rientrerebbero nella categoria di gesti d’affetto, come l’invio di fiori o regali, telefonate, sms e e-mail, talvolta presagiscono l’inizio di scenari dallo sfondo persecutorio, quando tali  “attenzioni” divengono così pesanti da limitare la libertà della persona che ne è oggetto e minarne la privacy, oltre a condurla in uno stato perdurante di ansia o paura.

Ma qual è l’incidenza di questo fenomeno nelle regioni italiane? Le percentuali rivelano un’incidenza del 29% in Emilia Romagna, del 28% in Toscana, del 22% in Friuli e del 20% nel Veneto, tra le più alte. Mentre si classificano la Puglia con il suo 13% e l’Umbria con il 9%, tra le regioni con la più bassa incidenza di questo fenomeno. Al fine di delineare un quadro approfondito per i nostri lettori, abbiamo intervistato uno dei massimi esperti criminologi a livello internazionale, il Dottor Andrea Feltri, che si è occupato del fenomeno parlando delle sue dinamiche in diversi convegni e seminari.

Dottor Feltri, innanzitutto, cosa si intende esattamente parlando di “stalking’’ ?
Stalking , ovvero “sindrome del molestatore assillante” è un termine di lingua anglofana che indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, perseguitandola ed ingenerando stati di” ansia e paura”, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della quotidianità. Letteralmente stalking significa “fare la posta”, e si manifesta attraverso una serie di comportamenti basati sulla comunicazione e/o sul contatto, ma in ogni caso connotati dalla ripetizione, insistenza e intrusività. Essenzialmente si tratta di un insieme di molestie psicologiche che si esplicano con comportamenti persecutori, atteggiamenti minacciosi e di controllo nei confronti di una o più persone.

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Da chi vengono posti in atto, prevalentemente, questi atti persecutori e comportamenti assillanti?
Per lo più la maggioranza dei comportamenti assillanti vengono messi in atto da partner o ex-partner di sesso maschile con un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni (il 55% dei casi), quando la causa è di tipo abbandonico o di amore respinto, o superiore ai 40-45 anni quando ci si trova di fronte ad uno stato di separazione di coppia ovvero ad un divorzio. Occorre tuttavia considerare che queste percentuali, riportate, sono basate sulle denunce e le segnalazioni che le vittime hanno fatto e, pertanto, non tengono conto della presenza del cosiddetto “numero oscuro”.

Quali possono essere le cause di questi comportamenti patologici?
Come già detto pocanzi,le cause possono essere diverse, spesso si traducono in casi di abbandono o di amore respinto (per le vittime più giovani) o per separazione o divorzio. Il movente sembra essere spesso una separazione non accettata. Lo stalker, in realtà, sviluppa disturbi relazionali legati, a sua volta, ad eventi traumatici non elaborati e che manifestano un gran bisogno di “affetto”. Parliamo di soggetti con una personalità debole o non ancora ben formata e che, per la paura di essere abbandonati, magari come ripetizione di esperienze antiche, o meglio “infantili”  diseparazioni avvenute, si legano in maniera ossessiva a qualcuno. Si sottolinea quindi la possibile esistenza e persistenza nel soggetto stalker di un modello di attaccamento insicuro,ovvero patologico, per cui il soggetto non può fare a meno dell’altra persona, la quale diventa funzionale per la propria esistenza.

Cosa si intende per “attaccamento’’?           
E’ la tendenza della persona a strutturare dei legami affettivi con persone significative, la cui perdita può produrre disagi emotivi e disturbi di personalità, sia nel bambino che nell’adulto. Lo stile di attaccamento è una relazione importante che si struttura tra il bambino e la persona che si prende cura di lui, èd è sicuramente la matrice delle relazioni che strutturerà nell’arco della sua vita.

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Ci può delineare le diverse tipologie di vittime?
Tra le diverse tipologie di vittime potrei enucleare la “vittima personale”, ossia quella che ha avuto un precedente rapporto d’amore o d’amicizia con lo stalker, il quale agisce per riconquista o vendetta; la ‘’vittima per professione”, dunque parliamo dei  “professionisti d’aiuto”, tra cui rientrano medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, avvocati, e ogni altra figura contro cui lo stalker pone in atto comportamenti molesti volti ad una richiesta di attenzione oppure una ricerca di vendetta per l’attribuzione di una responsabilità di questi, reale o presunta. Tra le varie tipologie di vittima vorrei citare anche ‘’la conoscente’’, che si configura quando la vittima è una persona incontrata accidentalmente e con la quale lo stalker non ha alcuna reale relazione; e la “vittima mediatica”, che come dice la definizione stessa è un  personaggio famoso, di cui lo stalker è fan.

Dottor Feltri, sarebbe interessante conoscere quali sono le reazioni di una vittima alle prese con lo stalker?
Direi che ci possono essere delle reazioni a breve termine, o per meglio dire nell’immediato, quali la fuga, o risposte verbali non confrontative, ad esempio il tentativo di dissuadere lo stalker o cercare di suscitare la sua empatia, e chiaramente ci possono essere anche delle reazioni fisiche come pianti e tremori. Ci possono essere reazioni verbali, ad esempio le urla della vittima, oppure quest’ultima può tentare di opporre resistenza fisica allo stalker, cercando di divincolarsi o sferrandogli dei colpi. Parlando di reazioni a lungo termine invece, queste consistono in cambiamenti drastici posti in essere dalla vittima di stalking, come il cambiare il proprio numero di telefono, cambiare abitazione, cambiare lavoro o città, e naturalmente un cambio radicale delle proprie abitudini di vita.

Ma quali saranno le conseguenze sulla vittima di stalking?
Si potrebbe verificare un quadro costituito da disturbi generalizzati come insonnia o incubi notturni, tensione costante, irritabilità, condotte aggressive o di evitamento verso tutto ciò che possa riportare alla mente il vissuto traumatico, episodi di flashback e disturbi post traumatici da stress.

Dottor Feltri, veniamo a una domanda che certamente troverà largo interesse nei lettori, cosa si può fare per scoraggiare il molestatore assillante?
Iniziamo col dire che non tutti i casi di stalking sono uguali, pertanto non è possibile generalizzare in riferimento alle modalità comportamentali di difesa che possono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori. Certamente sarebbe inutile negare il problema. Spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e favorendo in tal modo lo stalker e la sua condotta. Il primo passo è quello di riconoscere il problema e di adottare delle precauzioni maggiori rispetto a quelle adottate dalle persone che non hanno questo problema.

Occorre informarsi sull’argomento e comprenderne i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di molestia assillante, quindi, evitare che il soggetto passivo si cristallizzi nella figura di “vittima” nei riguardi del persecutore. Se vi sono molestie telefoniche, non cambiare numero. Anche in questo caso, infatti, le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere una seconda linea, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari mentre azzerate la suoneria e rispondete gradualmente sempre meno. Nel frattempo, tentare di produrre delle prove delle molestie continue e assillanti, evitando di lasciarsi prendere dalla rabbia o dalla paura e raccogliere più dati possibili delle stesse. Inoltre sarebbe utile mantenere sempre a portata di mano un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza».

La redazione ringrazia il relatore e la compartecipazione di Biopharmacie e Istituto Pasteur per questa intervista.

di Antonella Marchisella