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(foto fonte web)
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Cronaca dei 55 giorni che intercorsero tra il rapimento del segretario della DC Aldo Moro e l’uccisione dei cinque agenti che componevano la sua scorta (16 marzo 1978 ) e il ritrovamento del cadavere nel bagagliaio di una Renault rossa in via Caetani (9 maggio 1978).

Ispirato al libro “I giorni dell’ira” di Robert Katz, che ha anche collaborato al copione. Arido come un mattinale di questura ma puntigliosamente documentato a serio rischio di verbosità, “Il caso Moro” è probabilmente il film definitivo su uno dei misteri politici più oscuri della storia patria, nonché una delle pagine più nere e umilianti della nostra repubblica.

Fedele alla sua vocazione cronachistica, Ferrara realizza un lungo diario di una prigionia con pochissimi svolazzi stilistici, perlopiù dedicati al cinismo dei compagni di partito (la carrellata sui volti che leggono in Parlamento la prima lettera; il macabro tempismo del manifesto commemorativo), e con tono di voce uniforme s’impone di raccontare pianamente quei 55 giorni di primavera, non tralasciando nessun dettaglio (la disputa su Gradoli paese o via, il fioraio che si ritrova le gomme bucate) ma cadendo a più riprese nel didascalismo davanti alle riunioni DC o ai commenti della moglie Nora: stile da fiction, si direbbe oggi.

Gianmaria Volonté (Orso d’Argento a Berlino), che già era stato Moro dieci anni prima nel lugubre “Todo modo” di Petri, spadroneggia nei panni ormai familiari del segretario DC, risultando in fin dei conti l’unico personaggio veramente tridimensionale del film, circondato da carcerieri e colleghi che la sceneggiatura fa apparire – forse anche in un empito di denuncia – come insignificanti figurine schiacciate dal peso della Storia e delle loro decisioni.

Il caso Moro

(Giuseppe Ferrara, 1986)
genere: Politico

http://cinema-scope.org/

recensione di Giuseppe Pastore