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(foto fonte web)
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John Klute, ex poliziotto e ora detective privato, viene inviato a New York per indagare sulla scomparsa del suo amico Tom Gruneman; lì incontra Bree Daniels, una call-girl che aveva conosciuto Gruneman e potrebbe fornirgli indicazioni interessanti.

Thriller atipico a cui poco cale della storia e delle indagini, “Una squillo per l’ispettore Klute” (una volta tanto, è più appropriato il titolo in italiano: il vero personaggio principale è Bree e non l’ispettore) può entrare a pieno diritto nel discorso sulla riformulazione del genere thriller-poliziesco che nei primi anni ’70 fu radicalmente rivoluzionato.

La regia di Alan J. Pakula, stilizzata e asciutta fino all’essenziale, è funzionale alla creazione di un clima teso e cupo, esaltato dalla fotografia notturna, in cui tuttavia l’immagine e lo stile contano più dell’intreccio e della blanda analisi sociologica che si tenta di supporre dalla figura borderline della protagonista (peraltro in controtendenza, nella sua spregiudicatezza solo apparente e nella sua ricerca di protezione, con i modelli femminili che si stavano imponendo in quegli anni).

Sutherland mono-espressivo viene soggiogato da una Jane Fonda di luna buona, che arrivò al suo primo Oscar prima di diventare “Hanoi Jane”.

Una squillo per l’ispettore Klute

(Alan J. Pakula, 1971)
genere: Thriller

http://cinema-scope.org/

recensione di Giuseppe Pastore