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La seconda puntata della serie “Assassinopedia”. Per più di un secolo, fin dai primi film horror degli anni ‘30, il cinema ha dato corpo ai nostri incubi più inconfessabili grazie a maestri come Ed Gein.

Spesso la paura nasce dalla fantasia, dall’immaginare l’inimmaginabile. Se poi nel film si specifica che gli eventi descritti sono tratti da fatti realmente accaduti, la paura provata dallo spettatore si fa più vera e il film diventa molto più terrificante.

Norman Bates in Psycho (1960), Leatherface in Non aprite quella porta (1974), Buffalo Bill ne Il silenzio degli innocenti (1991) e il meno noto Ezra Cobb de Deranged–Il folle (1974), sono solo alcuni dei personaggi ispirati dai crimini compiuti dallo stesso uomo: Edward Theodore Gein.

Gli inizi

Quella che fondamentalmente è solo la storia di un ragazzo e di sua madre inizia nel 1906 nella cittadina di La Crosse, Wisconsin. Ed Gein nasce in una famiglia composta da padre (George P. Gein, un fruttivendolo alcolizzato, spesso disoccupato), madre (Augusta T. Lehrke, figura dominante della casa, una casalinga tenace e fanatica religiosa, che non concepiva l’idea del divorzio), e fratello maggiore (Henry G. Gein).

Nel 1914, la famiglia Gein si trasferì in una fattoria isolata nella periferia di Plainfield -sotto iniziativa di Augusta, che, disgustata dalla “immoralità” dilagante a La Crosse, voleva tenere lontani i figli dagli estranei- . Così, Ed e Henry passano la loro infanzia e adolescenza in quasi totale isolamento, con scuola, lavoro e quotidiane letture pomeridiane della Bibbia (soprattutto Antico Testamento) come uniche attività permesse. La madre, inoltre, impronta fortemente la loro educazione sulle idee di un’innata depravazione del mondo, odio verso il bere, ossessione sul potere sessuale (in senso negativo) delle donne sugli uomini e una concezione del sesso limitato alla sola procreazione.

La rigida educazione impartita dalla madre instillò in Ed, ragazzo esile, di carattere timido e con atteggiamenti lievemente effeminati, il seme della confusione sessuale -a cui si aggiunsero anche le prese in giro dei compagni- e cominciò a fargli assumere degli atteggiamenti “strani” nei confronti degli altri membri della comunità. Ed andò a scuola fino all’età di 14 anni, dimostrando un rendimento scolastico medio-basso e un’intelligenza nella norma.

Dopo la morte di George, in seguito a un attacco cardiaco, nel 1940, Augusta continuò a vivere nella fattoria insieme ai figli, che contribuivano alle spese della fattoria lavorando alacremente. Ben presto, però, il figlio maggiore Henry cominciò a dare segni di insofferenza nei confronti della madre. In diverse occasioni la criticò apertamente, e se da una parte la cosa sconvolge totalmente Ed, dall’altra cominciò a rendere Henry preoccupato per l’eccessivo attaccamento del fratello alla madre. Ed, infatti, aveva con la madre un rapporto di carattere ambivalente: da una parte, la riteneva una figura quasi divina, dall’altra elaborava un forte risentimento repulsivo nei suoi confronti.

Molti psicologi sono convinti che Ed soffrisse di una patologia psicotica subclinica.

Il culmine dei contrasti familiari fu raggiunto qualche anno più tardi, nel maggio del 1944. Il fratello Henry morì improvvisamente e misteriosamente in un incendio scoppiato vicino alla loro fattoria.

Nonostante all’esame della polizia le dinamiche dell’ ”incidente” non risultassero ben chiarite e fosse evidente che Henry aveva subito un trauma alla testa (cosa questa che accusato Ed), nessuna prova reale di omicidio fu ritrovata e, complice anche la buona nomea di Ed Gein di gran lavoratore, il caso venne chiuso semplicemente come “morte per asfissia”, avvenuta nel tentativo di domare il fuoco.

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Il 38enne Ed Gein rimase così a vivere solo con la madre.

Pochi mesi dopo, Augusta ebbe il primo di una serie di ictus che la lasciarono semi-paralizzata; a dicembre dell’anno successivo, morì.

La morte della madre lasciò Ed Gein completamente solo, devastato, e per lui si spezzò l’ultimo filo che lo legava alla realtà.

Le sparizioni

Nel novembre del 1952, due uomini (Victor Travis e Ray Burgess) si fermarono in un bar di Plainfield per un drink. Dopo essere usciti, molte ore più tardi, i due uomini e la loro auto svanirono nel nulla e non furono mai più visti. Nessuna traccia di loro venne mai trovata. Similmente, nel 1954, una donna di nome Mary Hogan sparì all’improvviso e in modo del tutto misterioso.

Nel suo caso, vennero trovate tracce di sangue nel parcheggio fuori al bar in cui lavorava, nonché dei bossoli di proiettile sul pavimento del locale. Nonostante questi ritrovamenti, la polizia poté solo avanzare delle ipotesi circa la sua scomparsa, così come anche nel caso di Georgia Weckler (una bambina di 8 anni che sparì mentre tornava a casa da scuola il 1 maggio 1947; l’unico segno ritrovato furono delle tracce di pneumatico sulla strada) e di Evelyn Hartley (una 15enne che nel 1952 scomparve dalla sua stessa casa).

Nel 1957, fu infine la volta di Bernice Worden, una 58enne che possedeva una ferramenta sulla Main Street di Plainfield.

Seriamente “strano”

Il 16 novembre segnava, nel Wisconsin, l’inizio di un rituale annuale: la stagione del cervo. I cervi venivano uccisi (per necessità, non per sport!), esposti nelle baracche come trofei, e “preparati”, ossia sbudellati e scuoiati. Il 16 novembre 1957, dato che tutti gli uomini erano nei boschi, la Main Street di Plainfield era disabitata. La ferramenta Worden, in particolare, era particolarmente tranquilla: il negozio sarebbe dovuto essere aperto, ma della proprietaria non v’era traccia. La sera, tornando dalla battuta di caccia, il figlio della signora Worden trovò il negozio sottosopra, con sangue dappertutto.

Parlando alla polizia, venne fuori di un cliente abituale che era venuto in negozio appena il giorno prima: Ed Gein.

La stessa sera, circa 3 ore dopo la denuncia della scomparsa di Bernice Worden, lo sceriffo del paese si recò alla fattoria Gein accompagnato da un suo vice. La casa aveva un aspetto spettrale, con le finestre sbarrate e nessun segno di vita. Dato inoltre che le porte erano chiuse a chiave, gli agenti decisero di entrare nella legnaia.

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La fattoria era buia, senza elettricità e priva persino di acqua corrente; pertanto gli agenti furono costretti ad entrarvi con le torce. Durante il sopralluogo, a un certo punto uno degli agenti sentì qualcosa dietro la spalla; facendo luce con la torcia, vide Bernice Worden che penzolava in giù dai travicelli, decapitata e sventrata come un cervo. Quella stessa notte, Ed Gein venne preso in custodia dalla polizia, e fu continuata la perquisizione della casa e della legnaia della fattoria.

Davanti agli agenti della polizia si prospettò una scena orribile: a quanto pare, la carcassa sventrata di Bernice Worden non era che l’ultima macabra creazione di Ed Gein, visto che ne furono ritrovate altre come scodelle ricavate dalla parte superiore di teschi, capezzoli appesi a una corda a mò di ciondoli, un tirante per tenda composto da una serie di labbra femminili, un paralume fatto con pelle umana, e di pelle umana erano foderate anche alcune sedie.

Tra i cimeli più terribili c’erano anche il suo segno distintivo, delle “maschere facciali” ottenute scorticando le vittime, che venivano successivamente riempite e appese al muro a scopo decorativo. In una busta di carta marrone, che fu aperta perché spuntavano fuori dei capelli, fu ritrovato il volto di Mary Hogan, che era scomparsa da 3 anni.

La reazione pubblica

La mattina successiva, la cittadina di Plainfield si svegliò scoprendo cosa si era annidato nella loro comunità in tutti quegli anni. La gran parte delle persone non potevano credere che Ed avesse fatto tutte quelle cose orribili, visto che aveva sempre lavorato con loro, fatto da babysitter ai loro figli e mangiato alla loro tavola. Semplicemente non era concepibile che accadessero cose simili a Plainfield negli anni ’50.

Per 30 ore Ed Gein rimase in carcere senza voler parlare, poi, messo di fronte al cadavere di Bernice Worden, cominciò a confessare. Per cooperare con la polizia (cosa di cui era felice) tutto ciò che chiese fu una fetta di torta con del formaggio sopra.

Alla fine, Ed Gein confessò solo due omicidi, quelli di Bernice Worden e di Mary Hogan. Il resto dei suoi macabri artefatti sembra fossero stati realizzati con cadaveri che aveva ricavato dal cimitero della zona.

Non ci volle molto tempo che lo shock di Plainfield si estendesse al resto dell’America. Orde di reporter arrivarono in paese e cominciarono a indagare su il “macellaio di Plainfield”.

Ed Gein si trasformò, così, da anonimo psicotico a icona culturale.

Il seguito

E’ proprio in quel periodo, quando la storia di Ed Gein monopolizzava i giornali di tutta l’America, che lo scrittore Robert Bloch realizzò che quella sarebbe potrebbe essere lo spunto per una storia dell’orrore. Il risultato fu il romanzo “Psycho” (1959), che un anno più tardi verrà portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock; il resto è storia nota.

Dopo il suo arresto, Ed Gein venne sottoposto a una lunga indagine psicologica disposta dal tribunale. Il 21 novembre 1957 Ed Gein fu dichiarato incapace di sostenere un processo e venne assegnato alle cure dell’istituto di sanità mentale Central State Hospital. Nel 1968, dopo 10 anni di ricovero, Gein fu dichiarato in grado di sostenere il processo e il caso venne riaperto. Al termine del processo, Ed Gein fu dichiarato malato di mente, colpevole dell’omicidio di Berenice Worden e Mary Hogan, e rinchiuso a vita nel penitenziario psichiatrico dello stato. Durante il periodo di carcerazione, Ed s’integrò perfettamente nella vita carceraria; fu un paziente modello, riservato e lavoratore. Morì per arresto respiratorio il 26 luglio 1984.

Oggi Ed Gein è sepolto al cimitero di Plainfield, accanto alla madre Augusta.

La sua tomba si trova non lontano dalle altre che in passato aveva profanato.

di Chiara de Angelis