(foto fonte web)

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L’idea che uno dei più importanti eventi culturali dell’Europa possa avere origini di propaganda nazista, sconvolge la città di Vienna che cerca di fare luce su un passato tenebroso. Una équipe, guidata dal professor Oliver Rathkolb, ha il compito di indagare circa il destino dei tredici maestri ebrei  espulsi dalla compagine, per i quali si ha solo la certezza che cinque di loro morirono nei campi di concentramento. All’interno di questa laboriosa matassa, si cerca di individuare il filo che lega i musicisti dell’orchestra ai maggiori esponenti dell’era nazista.

Il trombettista Wolbisch  fu licenziato dopo la guerra ma subito accolto nel Musikverein già a partire dal 1947 e ne divenne direttore esecutivo nel 1953. Veniva definito “il mio più caro nazista” da Leonard Bernstein, uno dei più noti direttori del palco viennese.

Dal rapporto stilato dall’équipe di Rathkob si evince che…

Dalle indagini condotte emerge che nel 1942, su 123 orchestrali attivi, ben 62 erano iscritti al Partito nazista e due di loro appartenevano alle S.S. Il Concerto di Capodanno nasce con l’intento di promuoverne l’ideologia. Il ministro Jhoseph Goelbbes  voleva che Vienna fosse una città di «cultura, musica e ottimismo».

Assume un ruolo decisivo la figura di Baldur von Schirach, iscritto al partito appena compiuti i diciotto anni, il quale intraprende una rapida scalata fino  a diventare capo della Gioventù hitleriana; come governatore di Vienna organizza migliaia di deportazioni di ebrei. Nel 1942 la Filarmonica gli donò un anello in segno di onore, anello che gli è stato sottratto tre anni dopo da un soldato americano.

I vertici dell’Orchestra avrebbero aspettato che Schirach finisse di scontare la pena, per crimini contro l’umanità, per consegnare lui una copia dell’anello.

I conti con la coscienza…

Sulla lapide di Baldur, morto nel 1974, nella città tedesca Krov è scolpita la scritta «sono stato uno di voi». Così, come parole scavate nella roccia, resta indelebile questa triste pagina della storia di Vienna e di tutta l’Europa: tracce di note stonate lasciate su un pentagramma che continuerà per sempre a riecheggiare nelle coscienze di chi ha saputo e taciuto.

di Roberta della Torre